Achille Lauro: Sanremo, un paio di occhi per guardare, un paio per essere guardati

Achille Lauro svela il terzo tarocco della sua opera d’arte vivente a Sanremo. La maschera greca della commedia e della tragedia assume le sembianze della Marchesa Luisa Casati Stampa. Una donna che ha trasformato la sua essenza in “altro”, diventando icona e rappresentazione, spettacolo e pubblico, opera e autrice

Achille Lauro: l’arte vivente che attraversa i secoli

L’arte è inafferrabile, come un’ombra nell’Ade. Come due occhi che sfuggono allo sguardo per guardare ma essere guardati. Come una versione surrealista di Medusa che nasconde l’anima nel veleno dei suoi serpenti. Come la Marchesa Luisa Casati Stampa che agli inizi del ‘900 ha trasformato tutte le proprie alterità in opera d’arte vivente.

Luisa Casati Stampa fotografata da Man Ray

E Achille Lauro sul palco di Sanremo ha deciso di portare l’anima di questa donna, di diventare egli stesso fotografia in movimento, sguardo sovrapposto, “rumore” visivo. Un rumore che riecheggia negli albori del ‘900, che si perde nella storia della nostra cultura e che diventa frastuono sul palco dell’Ariston.

Luisa Casati Stampa è stata una delle Muse ispiratrici dei più grandi artisti di inizio secolo scorso (primo fra tutti D’Annunzio) per poi diventare propria musa di se stessa. Il suo corpo, come una tela vergine, divenne strumento necessario per un’arte che sfidava la corporeità per aspirare agli abissi, per diventare essa stessa abisso. Non era raro vederla passeggiare in piazza San Marco coperta solo da un mantello di pelliccia con un servo che la illuminava con una torcia. Come Diogene che cercava l’uomo perché aveva smarrito se stesso. Come, appunto, una foto, quella scattata da Man Ray, nella quale lo sguardo si disperde, lambisce i margini dell’anatomia e li supera.

Leggere i tarocchi immaginarne il futuro

“Bisogna fare della propria vita come si fa di un’opera d’arte”. Una citazione, sempre di D’Annunzio, che diventa quasi un controcanto dell’esibizione sanremese di Achille Lauro. Portando l’immagine infernalmente divina di Luisa Casati Stampa sul palco di Sanremo Lauro è diventato opera d’arte attraverso una donna che voleva essere opera d’arte. Proprio come due volti in una foto che si sovrappongono, che si confondono, che divorano i propri occhi a vicenda .

Achille Lauro
Achille Lauro

Achille Lauro, come in una seduta spiritica, prima di Sanremo ha rievocato con il simbolo dei tarocchi le immagini che avrebbe rappresentato. Si è fatto lupo per assistere al suo San Francesco denudato, ha abbracciato un fulmine per diventare un David Bowie fragile, ha indossato le maschere della commedia e della tragedia (sovrapponendole) per assumere le sembianze di Luisa Casati Stampa. Un eterno uscire da se stesso, per diventare altro e scoprire un sé nuovo. Il lupo ha ingoiato il fulmine e sorriso e pianto. Una destrutturazione che diventa presupposto esiziale per una ricostruzione. E così via, all’infinito. Seguendo la scia di un rossetto che passa di bocca in bocca. Come un respiro. Come un fiato spezzato. Come una cicatrice sul volto. Anzi no, come un tatuaggio. Il tatuaggio sulla sua guancia che svela l’arcano: pour l’Amour.

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