Di Giuseppe Cucinotta e Vicky Butera
La dolente elegia di un mondo debole ed infetto e l’amore come consolazione e cura. La serata dei duetti del Festival di Sanremo, ha riservato uno spazio per due sorprendenti cover dei CCCP/CSI. I Maneskin accompagnati da Manuel Agnelli hanno portato sul palco dell’Ariston “Amandoti”, uno dei capolavori dei CCCP, realizzandone una versione ultra-generazionale e potentissima, mentre Max Gazzè ha cantato “Del Mondo”, tra le composizioni più intimamente struggenti dei CSI
La potenza visionaria di Giovanni Lindo Ferretti a Sanremo
Il canto di un mondo malato e vecchio, infetto e debole, da un palco che sembrava aver lasciato il mondo fuori dalla porta. Un canto doloroso e magnanimo, compassionevole e in perenne attesa di un anelito di gloria. E l’amore, un amore così immenso da svuotare, così potente da affaticare, così denso da essere vita e consolazione. Allegria.
Le parole di Giovanni Lindo Ferretti e le musiche dei CCCP/CSI sono state fra i protagonisti della serata delle cover di Sanremo.
I Maneskin e Manuel Agnelli sono riusciti a realizzare una versione ultragenerazionale, sensuale e allo stesso tempo violentemente struggente di “Amandoti”. Affaticati, svuotati dentro, malinconici, ma non abbastanza da non trovare la forza di urlare l’amore. L’emozione pura e violenta, nella sua versione più primitiva esplode fuori da corpi rinchiusi in stringati corpetti rosa, gabbie dorate indossate da tutti i membri della band. Ed ogni artista ne fornisce la propria singolare espressione, Victoria De Angelis attraverso il basso, Thomas Raggi con il suo assolo di chitarra elettrica e Ethan Torchio con il battito di batteria. Suoni legati da due voci inconfondibili: da un lato il graffio di Damiano David e dall’altro il pugno sordo di Manuel Agnelli.


Max Gazzè, con la sua Magical Mistery Band composta da Daniele Silvestri, Daniele Fiaschi e Fabrizio Rondanini, ha dato vita ad una versione “per sottrazione” di “Del mondo”, riempiendo il vuoto vertiginoso delle ferite con un incedere fragile e frammentato.


Alieni ed alienanti, strazianti e stranianti. I testi di Giovanni Lindo Ferretti hanno ferito e lacerato il palco dell’Ariston, raccontando di un mondo spento nel suo splendore, divorato dalla (nella) sua stessa carne. Un mondo nel quale il sangue fertile è diventato plasma infetto. Il nostro mondo oggi, in cerca di una cura. E l’unica cura possibile è quell’amore capace di consolare e riempire. Senza pretesti, con una dolcezza compassionevole, perduta ed innocente. L’unica cosa in grado di farci splendere e di glorificare la vita.