Bob Mould Live: solitudine elettrica

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Un palco, una chitarra elettrica, una pedaliera ridotta all’osso, decine di plettri consumati e un uomo con le sue storie. Bob Mould, si è esibito in un live elettrico al Monk di Roma, occupando da solo uno spazio che poteva sembrare immenso ma è apparso fin troppo piccolo per contenere le sue emozioni, i suoi flussi di coscienza, la sua rabbia, la sua elettrica dolcezza. L’ex leader degli Hüsker Dü e degli Sugar, senza alcuna interruzione, ha condotto il pubblico in una cavalcata a squarciagola nelle nubi dei suoi testi e nei suoi lavori sia da solista sia con le sue due band

Something I Learned Today

Oggi ho imparato, citando un brano capolavoro degli Hüsker Dü, che un palco non è mai troppo grande o troppo piccolo, che anche uno spazio immenso può essere occupato e riempito da una sola persona.

Oggi ho imparato che una chitarre elettrica può fare molto più rumore di una band di otto elementi.

Oggi ho imparato che la solitudine interiore può diventare tempesta che si riverbera su chi guarda, che allaga e salva l’anima senza bagnarla.

Oggi ho imparato che tre accordi possono trasformarsi in migliaia di suoni e che il rumore può assumere forme ondulate che accarezzano e riscaldano il volto.

Oggi ho imparato che Bob Mould, le canzoni degli Hüsker Dü e degli Sugar, ci raccontano anche se abbiamo vissuto e viviamo a decine di migliaia di chilometri di distanza, perché parlano di qualcosa che sarà sempre universale: la nostra anima infuocata di esseri umani.

Oggi ho imparato che si può piangere a un live vedendo un uomo solo su un palco che abbraccia, accarezza e picchia la sua chitarra.

Oggi ho imparato che tutti i rumori del mondo possono essere racchiusi in un’anima soltanto.

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