Una performance che si annuncia elettrizzante e provocatoria, una “coppia” inedita che mixa ironia, allegria e glamour. Donatella Rettore e Ditonellapiaga hanno presentato “Chimica”, il brano che, sembra facile prevedere, farà ballare il Festival di Sanremo e tutta Italia.
Nessun dubbio sull’obiettivo della canzone e dell’esibizione: “Dovete aspettarmi una botta di energia – dicono -. Saremo le più spudorate della Kermesse”. Una spudoratezza che emerge già da uno scampolo del testo del brano. Quel “me ne sbatto delle suore” che rievoca l’educazione cattolica della Rettore: “Sono stata cresciuta da loro, mi sono rifatta di tutto quello che ho subito durante quegli anni”. Un riferimento che è una sorta di rivincita ad un’educazione fatta a “calci in culo e ceffoni”.
I destinatari principali di “Chimica”, però, sono i giovani “tutti quei ragazzi che per due anni sono stati rinchiusi e hanno perso una parte della loro vita – aggiunge Rettore -. Proprio per questo vogliamo offrire loro un guizzo, un’occasione di spensieratezza”.
Questione di Chimica e libertà
E se Rettore torna a Sanremo dopo 28 anni per merito di Enrico Ruggeri (“mi ha convinta dicendomi che una settimana sarebbe valsa quanto sette mesi di promozione”), Ditonellapiaga esordisce sul palco dell’Ariston a pochi giorni dalla pubblicazione dell’album “Camouflage”, un disco in grado di unire le sue influenze nu-soul, R’N’B, cantautorali, urban e psichedeliche. “Chimica è una canzone che ho buttato giù io e partendo da un arpeggio ho immaginato di attingere ad un’artista come Donatella. Quando i miei produttori e l’etichetta l’hanno sentita hanno colto subito il riferimento e si è deciso di provare a contattarla e lei ha subito accettato. Lei è stata un’apripista della trasgressione attraverso la musica”.
Ad accomunare Rettore e Ditonellapiaga c’è anche l’urgenza nel sentirsi “libere”. “Io sono libera dentro – dice Rettore – e non mi pongo alcun problema se questa libertà può dare fastidio a qualcuno”. Una conquista personale che per Ditonellapiaga diventa anche esigenza collettiva. “La mia generazione è molto attenta ai diritti e percepisce come assolutamente ineluttabile ed essenziale il diritto ad essere liberi nel vivere la propria felicità”.