Giorgieness ritorna con un nuovo singolo, l’ennesimo cambio di rotta, l’ennesima sorpresa. “Maledetta” è una ballad intima e rabbiosa, un inno rivolto innanzitutto a se stessa. E a tutte quelle anime maledette che decidono di saltare nel vuoto per superare il falso mito della coerenza
Giorgieness: Noi, noi non siamo la gente
Maledetto presente, maledetto per sempre, maledetto mito della falsa coerenza. Maledetti noi, che restiamo ancorati all’immagine nelle diapositive senza proiettarci nel futuro. Maledetti verbi al futuro che procedono ignari di participi e passati e si proiettano in una dimensione che spesso è relegata all’immaginazione. Maledetto il trucco ed anche l’inganno, perché non prescindono l’uno dall’altro, ma si giustificano anche nella loro assenza. Maledetto quel vento, che schiaffeggia i ricordi. Maledetta la voglia che brucia , consuma e lascia deserti. Maledetta Giorgieness, che cambia ancora una volta rotta, fa perdere ogni punto di riferimento. Si spoglia delle vestigia rock, senza rinunciare ad una malinconia rabbiosa, viva e vitale.
“Maledetta”, il nuovo singolo prodotto da Ramiro Levy, Marco Olivi e Davide Napoleone, è un viaggio nell’anima di Giorgia D’Eraclea, nelle sue insicurezze, nella sua voglia di consumarsi per rinascere, nel suo desiderio di non somigliare a nessuno perché “Io che non ho mai capito niente, so per certo che noi due, noi non siamo la gente”.
Maledetta sono io, maledetta sei tu, maledetti siamo noi
Giorgieness non ha paura di parlare piano (urlando) o di urlare (sussurrando). “Ho pensato a tutte le volte che ci si delude senza farsi male, ai cambiamenti necessari, a quanto poco ci conosciamo, al falso mito della coerenza che spesso è una scusa per non saltare nel vuoto, a come la vita mi ricordi un treno sul quale qualcuno scende e qualcuno sale, ma senza fermate, anzi, solo una, si spera il più lontano possibile. Sono cambiata tanto in questo lungo silenzio, quanto mi è servito lo capisco solo ora”.
Giorgieness è cambiata maledicendo se stessa, per non maledirsi più, per diventare “un verbo al futuro”. Una rabbia diventata determinazione vitale, spazio vivo di consapevolezza. “Maledetta sono io, maledetta sei tu, maledetti siamo noi ogni volta che portiamo qualcuno al limite, senza superarlo, sapendo chiedere scusa. Maledetta è la voglia che ci incolla l’uno all’altro, anche quando non vorremmo”.
E maledetto è quello spazio fra presente e per sempre. Che ci illude di essere eterni, che ci proietta in una dimensione che è altro da noi, ma che resta parte di noi stessi. Noi che siamo maledetti nella nostra vulnerabilità,