Una rabbiosa pioggia incessante che dirada la nebbia e libera l’aria. “Tempesta”, il nuovo singolo di Giorgieness, prodotto da Ramiro Levy, Marco Olivi e Davide Napoleone per Sound To be, trasforma le fragilità e le debolezze nella forza devastante di chi riconosce il proprio sguardo nell’occhio del ciclone.
Chiamami Tempesta
“Luce eterna di una tempesta immacolata”. Una tempesta che distrugge solo per ricostruire, che spazza via tutti i nomi fittizi e i ricordi in perenne loop.
Una furia che si abbatte su quello che eravamo, su quello che pensavamo di aver voglia, su quello che non abbiamo mai avuto il coraggio di essere. Una tempesta, che come una mente immacolata, è “dimentica del mondo” che l’ha preceduta.
“Chiamami Tempesta”, il nuovo singolo di Giorgieness, è una toccante riflessione sull’identità, sui nomi che assumiamo mentre pensiamo di essere persone diverse rispetto quelle che siamo. Un’identità da ricostruire, pezzo per pezzo, brandello per brandello, cicatrice su cicatrice.
A differenza di Joel e Clementine di “Se mi lasci ti cancello”, costretti ad inventarsi un addio, Giorgieness plasma su se stessa una ripartenza. Non posa cenere sui ricordi, non cancella gli errori e orrori personali, ma si trasforma in aria e pioggia, vento e grandine. Travolge quello che era per scoprire quello che potrebbe diventare: una costruzione di sé che passa necessariamente per una tormenta che spazza via tutto quello che le impediva di aprire gli occhi. Senza per questo negare di averli chiusi per una sabbia così pungente da far sanguinare la cornea. E se gli “smemorati saranno pur beati perché avranno la meglio anche sui loro errori”, Giorgia non vuole cancellare la memoria, ma vuole distruggere tutte le gabbie nelle quali si era rinchiusa. Una consapevolezza che la porta a perdersi ancora e ancora e ancora. Restando sempre libera.
“Tempesta renda l’idea di quello che sono. Scritta quattro anni fa, una notte in cui mi sono svegliata di colpo e ho capito che mi ero chiusa in una gabbia dorata, fatta di bugie che raccontavo a me stessa. Al mio fianco la persona con cui condividevo un pezzo di strada che inevitabilmente doveva dividersi. Non c’era più niente da darsi. Tempesta non parla di lui, parla di me e di tutte le mie componenti, dei momenti di immobilità e di quelli di piena, di questo mare in tempesta che travolge tutto e tutti. Questa è la mia libertà”.
Una libertà così potente da distruggere ogni certezza. Una tempesta candida e selvaggia, salvifica e pacificante. In grado di accecare l’anima con i suoi lampi e farla risplendere al chiarore di una luce immacolata.