Go go diva: la fragilità anatomica che diventa musica

La consapevolezza dei propri limiti

Denti esplosi, ossa spezzate, ossa fracassate, gambe che non si muovono bene, lividi, pezzi che mancano, teste schiacciate dai piedi. E ancora, lingue che baciano, che parlano, che vengono morse. “Go go diva” de La Rappresentante di Lista è un disco sulla nostra fragilità anatomica, ma al tempo stesso un inno a resistere, nonostante il panico, nonostante questo corpo più che una festa ricordi un funerale.

Una resistenza che non approfitta della spinta data dalla cresta dell’onda, ma che si forma dove cresce il mare e che per questo rischia di lasciare senza fiato. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina non hanno paura di tremare e far tremare, perché proprio dalla coscienza e dalla consapevolezza dei propri limiti si può ricominciare a ricostruire un percorso che porti a diventare meraviglia e a splendere di un bagliore capace di far impallidire anche la luna.

Si tratta di un disco di difficile catalogazione, volendo ricorrere ad una terminologia diffusa si potrebbe parlare di alt-pop, ma ad ogni tentativo di rinchiuderlo in un recinto “Go go diva” rischia di sfuggire. Un disco perfetto nella sua fragilità, che trova l’apice nell’incipit “Questo corpo” e nella coda “Wow”, ma che non rinuncia a momenti aggressivi (“The Bomba”) che ricordano addirittura i migliori Prozac+.

Il pregio di questo album è anche quello di tracciare una strada che consente a musica e teatro di camminare insieme. Ogni canzone potrebbe essere una linea guida, un tracciante per una storia da portare su un palco teatrale, perché ogni parola – persino gli articoli – ha un significato pregnante e profondo.

Lo stupore e la poesia

“Go go diva” è un disco di ‘ponti e virgole’, di unioni e separazioni, di uno strisciante panico collettivo ed interiore, di una consapevolezza che porta alla Gloria e alla meraviglia. Un disco fisico e femminile nel quale la propria identità viene affermata attraverso un flusso vitale continuo ed ininterrotto.

Come spiega la stessa band “L’abbiamo chiamata Go Go Diva. Una femmina che desidera, che ingurgita, che ascolta, che vive e non è mai sazia. Go Go Diva è un invito a perdersi, a battersi, a spogliarsi e a cantare con tutta la voce che si ha in corpo. Nell’inferno dei desideri, nel buio della paura, nell’oscurità di questa notte noi ci sentiamo maledettamente vivi”. Un’espressione, ‘maledettamente vivi’, che ricorda da vicino quella ‘fradici di gioia’ contenuta in “Guardateci tutti” presente nel precedente lavoro “Bu bu sad”.

“Go go diva” è un disco per proteggere se stessi dalle urla del mondo, per sognare un altrove non ci sia nulla di male nell’avere paura. Un album esistenzialista, capace di raccogliere le urla del mondo e restituirle sotto forma di tremori, perché nella fragilità si nasconde lo stupore di un Wow.

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