I FASK: “come reagire al presente” con un concerto
“Buonasera a tutti, siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia”. Da più di dieci anni, questa presentazione chiude i live del gruppo umbro.
Anni fatti di chilometri macinati, palchi rivoltati, stage diving all’ultimo respiro e pogo liberatori. Eppure, nonostante tutto il tempo trascorso, i FASK sentono ancora il bisogno di presentarsi al pubblico in questa maniera. Come a riaffermare la loro voglia di “reagire al presente” di grandi festival e stage enormi senza dimenticare il passato nei piccoli club.
Un concerto del gruppo perugino continua ad essere un’esperienza unica nel nostro panorama musicale. Un extra-noise che stupisce e annienta ogni separazione fra palco e pubblico.
No, non esistono barriere, durante un live del combo umbro. Dalla prima all’ultima canzone Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Jacopo Gigliotti e Alessio Mingoli, trasformano il set in un rito collettivo dove i musicisti e il pubblico non sono separati da alcun filtro, da nessuna distanza. Non esistono alti e bassi durante la loro scaletta, il suono è sparato a mille dall’inizio alla fine ed Aimone corre, si dibatte, salta, spesso si arrampica sugli amplificatori e sulle scale del palco, canta fra il pubblico “Forse non è la felicità”. Ma forse è proprio questa la felicità…
Un live fra passato e presente
Il nuovo disco dei Fast Animals and Slow Kids, “Animali notturni”, si è allontanato dalle sonorità post-grunge dei lavori precedenti per abbracciare sonorità più sfumate.
Ogni dubbio sulla resa live di questo lavoro, però, è stato spazzato via dalla performance del gruppo. Dalle canzoni più aggressive come “Radio radio” alle più intimiste “Novecento” e “Non potrei mai”, l’espressione dal vivo del nuovo album è senza sbavature, intensa, avvolgente e coinvolgente. Aimone, come in ogni live, percorre chilometri sul palco. L’urlo “metti questa in radio” con il quale comincia il concerto diventerà il primo atto di una partecipazione collettiva totale e totalizzante.
Una performance elettrica che trova il suo apice in uno stage diving “impossibile” che attraversa tutto il pubblico fino al bar. Il presente e il passato si rincorrono senza sosta nella scaletta e sembrano parte di un unico, immenso, disco. In “Calci in faccia” Aimone canta “ Quanto vorrei fuggire dal giudizio degli altri e dalla mia insicurezza che mi lega ai palchi da quasi tredici anni”, una sorta di autobiografia che ha bisogno del pubblico per essere completata con quell’urlo “non avrò mai più paura” che ha un valore catartico. Una liberazione da ogni forma di insicurezza che si passa il testimone dal palco al pit.
Un live esistenzialista fatto di abbracci che, citando ancora una canzone della band, riscalda come “una coperta” per scacciare la paura di affogare e il timore di crescere.