Intervista al cantante dei R.E.M. un viaggio fra impegno civile e nuovi progetti
“Il mondo serve i propri bisogni ed io ascolto il vostro cuore sanguinare”. Questa citazione da una delle canzoni più celebri dei R.E.M., “It’s the end of the world as we know it (and I fell fine), può raccontare meglio di molte premesse l’incontro con Michael Stipe avvenuto al MAXXI di Roma in occasione della presentazione del suo ultimo libro fotografico “Our interference times: a visual record”.
Il rapporto con la tecnologia e i social media, l’angoscia per un futuro plumbeo, la necessità di riafferrare le chiavi della nostra vita e reagire al presente e il ruolo della musica sono stati i temi centrali toccati da Stipe.
L’occasione della visita a Roma, come detto, è la presentazione della sua nuova opera letteria-fotografica, un “disco per immagini” realizzato con l’artista Douglas Coupland che si interroga sul futuro della tecnologia e sul rapporto fra analogico e digitale. “Negli ultimi dieci anni questi due mondi si sono incontrati, due mondi che non sempre riescono a parlarsi con le parole giuste. Molte persone temono i cambiamenti che il digitale sta portando con sé, invece io no. Mi sento di dire che questo incontro ci può aiutare a comprendere meglio il mondo che ci circonda”.

Un mondo che, spesso, rischia di far paura ma che occorre comprendere ed interpretare per poter cambiare. Stipe, fin dall’inizio, è stato al fianco del movimento Extinction Rebellion, tanto che per il primo anno il ricavato del libro e del suo ultimo singolo “Your capricious soul” sarà interamente devoluto all’organizzazione ambientalista: “I miei insegnanti erano tutti hippies in cerca di lavoro e non vedevano l’ora di trasmettere agli studenti i valori in cui credevano. Ci sono riusciti: tutto quello che ci hanno insegnato lo rivediamo oggi. Credo che sia essenziale riconoscere e provare a cambiare il mondo che ci circonda, perché a controllare questo mondo siamo noi. Siamo noi a decidere chi va al governo e come queste persone potranno apportare dei cambiamenti”.

“Sono orgoglioso della mia indipendenza”
I R.E.M. sono il passato, un passato glorioso ma ormai irripetibile. Stipe, però, anche nella sua multiforme carriera solista sventola la bandiera di una fiera indipendenza artistica, umana, politica e sociale. “Ho sempre cercato strade indipendenti per veicolare le mie opere e ancora oggi continuo a farlo – spiega -. Il mio singolo, ad esempio, sarà disponibile per un anno esclusivamente sul mio sito e, solo dopo questo termine, arriverà sulle piattaforme di streaming. Credo con fermezza nella libertà assoluta e nell’indipendenza in ambito musicale e artistico”.
Il tempo per un nuovo album, però, non è ancora maturo: “Seguo l’istinto e non avverto la pressione di pubblicare un singolo dietro l’altro. Dovete aspettare un po’…non trattenete il respiro e godetevi questo viaggio”.

La musica continua ad essere un elemento centrale della vita di Stipe, che plaude le giovani band che non rinunciano al coraggio nel proporre i propri album e si inchina di fronte alla bellezza di “Anima”, l’ultimo disco di Thom Yorke. Esiste un collegamento fra la passione per la fotografia e la musica secondo l’ex cantante dei R.E.M. “La musica ha un potere visuale e visivo straordinario. Quando ascolto una grande canzone e chiudo gli occhi è come se vedessi un film, una serie di immagini straordinarie”.
Rumore, interferenza e musica, secondo Stipe sono chiavi essenziali per decrittare il mondo: “Il titolo del libro deriva dall’idea di suono. Il rumore può diventare suono, la musica può trasformarsi in patterns e questi determinano il modo in cui guardiamo a noi stessi nel mondo”.