Deviare dalla linea tratteggiata, cercare nuove traiettorie, probabilmente più scomode, ma in grado di far conciliare il percorso con la propria coscienza. Aggirare lo strappo, ricucire le fratture e immaginare nuove prospettive. Trasformare i bordi, spesso appuntiti, provare ad immaginare nuove estremità che ridefiniscano il cammino. Partire dal proprio luogo dell’anima ed incontrare anime libere nel mondo dal Kurdistan al Rojava.
L’immaginario dolente, tenero, cinico, arrabbiato, rassegnato, speranzoso e contraddittorio di Zerocalcare si è arricchito di due nuovi preziosi tasselli. E se la serie Netflix “Strappare lungo i bordi” lo ha fatto conoscere ad una fetta di pubblico enorme (“Un sacco di gente, dopo averla vista, mi ha detto che si è tatuata i miei personaggi addosso. Mi terrorizza immaginare la loro reazione quando capiranno di cosa sono espressione…), con il nuovo fumetto pubblicato per Bao Publishing, “Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia” Michele Rech è tornato ad affrontare tematiche “familiari” come la condizione carceraria italiana, le urgenze pragmatiche di un quartiere complesso come Rebibbia ed il conflitto in Iraq.

Un’opera che si conclude con “Il Castello di cartone”, una storia nella quale Zerocalcare racconta tutti i suoi dilemmi nella realizzazione della serie tv e rivela un tono quasi profetico nell’anticipare le polemiche. “Sono cintura nera di mani davanti – ci racconta -. Questo fumetto risponde a tutte le critiche rivolte alla serie. La mia paura più grande, rispetto a questo progetto, era quella del fallimento e per fortuna non si è realizzata, mentre per quanto riguarda tutto il resto, come le accuse di tradimento, ho trovato una chiave che mi ha permesso di stare bene con la coscienza”.
Zerocalcare: la mia educazione politica al mondo
Zerocalcare con “Strappare lungo i bordi” è riuscito a conciliare la dimensione ultra-mainstream del mezzo, con la necessità di non rinunciare a raccontare la realtà con un approccio politico. Una peculiarità imprescindibile e necessaria. “Ho sempre avuto un’educazione al mondo estremamente politica e mi sono dato come regola di non peggiorarlo con la mia roba, anche se sono consapevole di non essere in grado di migliorarlo, perché è fuori dalla mia portata. Un presupposto essenziale è quello di ricondurre la politica alla collettività e non all’individuo”.
Zerocalcare non ha seguito le linee tratteggiate, ma ha cercato di ridisegnarne nuove, anche a costo di dolorosi strappi. “Ho sempre avuto la percezione che nella vita dovevo seguire i binari tratteggiati e mi sono accorto che quando ho deviato, magari pensando che una cosa non mi andava e immaginando di recuperarla dopo, quel dopo poi non si verificava mai. Tanto che viene da pensare di bruciare tutto perché non sono più in grado di ritornare su questa cosa. A me è successo sempre e mi sembrava che avesse senso recuperare questo concetto per la mia prima opera d’animazione”.