Rosamaria Zanatta, protagonista del format “La cuoca Rosa” in onda durante la trasmissione Kilimangiaro su Rai 3, guida il pubblico alla scoperta di culture e luoghi attraverso il cibo. Un linguaggio universale che diventa veicolo di comunicazione e strumento di cura
Un piatto per riconoscersi e farsi conoscere
Dal Brasile alla Cambogia, dalla Cina allo Sri Lanka: il mondo attraverso un piatto di pasta che si trasforma in un linguaggio universale. Rosamaria Zanatta, la cuoca Rosa, è una chef romana che nel corso della trasmissione di Rai 3 Kilimangiaro, usa verdure, erbe, pasta e spezie per abbattere ogni barriera comunicativa. Il cibo diventa strumento di condivisione di sé e di conoscenza dell’altro. Odori e profumi si mescolano a storie, racconti di vita e percorsi. “Si tratta di un format televisivo originale scritto da due donne, Vichie Chinaglia e Marella Bombini, a capo della società Creative Nomads. Un team tutto al femminile che cura con grande passione le riprese, la scrittura, la regia e il montaggio della serie.
E’ un format unisce la passione per i viaggi alla cucina e mi ha permesso di realizzare il sogno di viaggiare cucinando.“
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Il viaggio e il cibo hanno in comune il senso di scoperta, la curiosità, l’apertura rispetto al nuovo, la necessità di “contaminarsi” per rinnovarsi. Un’interiorità che diventa anche racconto di sé. “Nella cucina parto dall’idea di qualcosa che ho incontrato: sia come esperienza di cibo, sia come traccia di quello che ho vissuto. Nel piatto riporto me stessa, mi piace mettermi in mostra in quello che cucino, raccontarmi attraverso il cibo”. L’odore della cucina e quello del vissuto si mischiano, diventano uno stimolo olfattivo unico, quasi una seconda pelle: “Il mio odore adesso è quello delle spezie, perché è una costante che ho trovato nei miei viaggi. Le spezie me le porto praticamente addosso”.

La cuoca Rosa: il cibo come come sostegno e forza
Una via d’uscita, ma anche un approdo, un veicolo di conoscenze, ma anche una cura. La cucina è stata la compagna di viaggio di Rosamaria in tutto il suo percorso di vita: dall’adolescenza ai viaggi intorno al mondo. “L’approccio alla cucina c’è stato molti anni fa e mi ha aiutata ad uscire da un periodo molto buio della mia vita. Ho scoperto che il cibo aiuta ad uscire fuori da molte situazioni. Personalmente mi ha aiutato a creare uno stato e una forza che non riuscivo più a trovare. Io, adesso, sono i piatti che cucino e attraverso questo riesco a scoprire un pezzo di me”.

I piatti, oltre ad emozioni, possono essere anche colori, dal più tenue al più deciso, dal pink al black. “Un piatto rosa può essere una una zuppa di latte di cocco con zucca e melanzane, abbinata a cous-cous e ad una salsa di prugne con lo zenzero e il peperoncino”.
E la cucina può essere anche un suono, impercettibile e delicato o debordante e rumoroso. “Stare in silenzio è molto difficile, così come è difficile ricreare in se stessi un silenzio. In questo silenzio, se provo a starci, c’è sempre tanto rumore, come una pentola messa a bollire che, però, non bolle mai perché la pressione è troppo bassa o troppo alta. E quindi non esplode, non esce fuori questo rumore, rimane chiuso nel silenzio che spesso cerchiamo di trovare”.