Cosa succede se l’imprevisto coglie impreparati? Ci si adatta, anche con un’intervista muta. Qualcosa che è stato possibile realizzare solo con un artista assoluto e magnetico come Michelangelo Mercuri, meglio conosciuto come N.A.I.P. (Nessun Artista In Particolare), concorrente e finalista dell’ultima edizione di X Factor. La sua voce “muta” fa molto più rumore di tante parole assordanti
N.A.I.P. il corpo oltre il suono
Musica e teatro trovano perfetta sintesi nelle performance di N.A.I.P., raccolte nell’EP di sette tracce Nessun Album In Particolare e nel video musicale All’alba di questo Natale. Uno spettacolo che usa consapevolmente registri apparentemente lontani per andare a toccare corde intime e profonde. Musica e teatro dunque, suono e immagine, vibrazione e sagoma, fanno di Michelangelo un artista completo e maturo che davanti ad una telecamera senza audio allarga il sorriso e illumina lo sguardo come un bimbo davanti ad un gioco nuovo, curioso di vedere cosa ne verrà fuori. C’è il corpo dunque, in questo ragazzo che porta sul palco una musica raccontata per immagini. Corpo che, come ci fa percepire, diventa condensatore di suoni recepiti dall’esterno, dalla vita quotidiana, dallo strusciare di una sedia sul pavimento. Corpo che con le orecchie ruba i rumori tutto intorno per elaborarli nello stomaco e nel cuore e renderli musica restituita attraverso le mani.
In N.A.I.P. c’è un’autenticità costante tra il format televisivo e il mondo reale che gli permette di maneggiare abilmente l’espressività senza perderne il valore. C’è una consapevolezza di sé e del proprio “peso” umano che gli permette di entrare ed uscire dai panni del personaggio in qualsiasi momento. C’è una percezione del proprio corpo e delle proprie capacità artistiche, che gli consente di reggere un’intera intervista senza audio comunicando attraverso immagini disegnate e intuite. Una competenza di rapporto che diventa comunicazione pura senza parole e frasi fatte, ma usando le emozioni come lessico per parlare di musica e di rumore.
Nessun suono in particolare, tutti i suoni del mondo
“Vi vedo ma non vi sento” ci ha fatto capire all’inizio dell’intervista. Poi ha imbracciato la chitarra e ha iniziato a suonare qualcosa che non era possibile ascoltare: il prossimo singolo in uscita, una canzone priva di voce e suoni, ma accompagnata dagli occhi e dallo sguardo. Con una dimostrazione improvvisata di teatralità pura, corporeità e interpretazione muscolare del suono, è emersa tutta l’essenza di Nessun Artista In Particolare che ha confermato di essere perfettamente in grado di comunicare senza necessariamente parlare. E così la prima domanda è arrivata da sola: tu suoni con le mani, con le orecchie, con il cuore o con lo stomaco? Tentiamo di mimare. “Tutto quanto – risponde a gesti – ma in maniera alternata tra cuore e stomaco prima per poi arrivare in testa e quindi nelle mani”.
Una sedia di paglia strusciata sulla parete e il poggia piedi fuori dall’incastro che batte nella gamba di legno sono la rappresentazione per immagini di un rumore “che si fa materia assoluta – spiega l’artista – un fastidio assoluto che si annida nell’oggetto”, un suono fastidioso e comune che in qualche modo trova la possibilità di trasformarsi in musica. Il rumore dunque “è solo un punto di vista e di ascolto” che cambia natura e finalità a seconda di chi lo percepisce.