Il viaggio dei “Turisti della democrazia” è iniziato nel 2012 ed ancora non è destinato ad arrestarsi ad un punto d’arrivo. Lo Stato Sociale ha festeggiato i dieci anni dal primo disco con un live strascinante al parco Schuster di Roma. Un evento che ha coinvolto oltre 5.000 persone, una festa allargata che è riuscita anche a sconfiggere le logiche distorte del mercato dei concerti, grazie a tickets disponibili al prezzo calmierato di cinque euro.
C’era una volta…
C’era una volta il 2012 e forse c’è ancora, o forse era meglio prima, chissà. C’era un naufragio al largo dell’Isola del Giglio, c’erano due terremoti che hanno fratturato l’Italia come vene che esplodono sotto pelle, c’era un governo tecnico (corsi e ricorsi storici…) con ministri come la Fornero, c’era un presidente di colore confermato per la seconda volta alla Casa Bianca e…c’era la musica. C’era l’indie. Un indie che, anche in questo caso corsi e ricorsi storici, si prendeva troppo sul serio. E poi sono arrivati cinque “turisti della democrazia” che con la loro ironia e con il loro sarcasmo, sono riusciti a ribaltare il tavolo della musica indipendente e cambiare le carte.
“Turisti della democrazia”, il primo disco de “Lo Stato Sociale”, ha rappresentato una tempesta che ha scosso un clima fin troppo quieto, un’atmosfera “protetta” che rischiava di diventare soffocante. E lo ha fatto prendendo per il culo tutto e tutti, compresi gli stessi protagonisti di questa svolta epocale.

E così “Abbiamo vinto la guerra” è diventata l’inno di tutte le battaglie perse con l’unica resa possibile: “Andare affanculo perché non si sa dove andare”. “Mi sono rotto il cazzo” ha rappresentato l’urlo urticante e al tempo stesso scazzato di chi non accetta il presente diventato luogo comune. E “Sono così indie” è la prima dichiarazione sincera di “non-appartenenza” ad un movimento al quale si appartiene.
E dopo dieci anni Lo Stato Sociale ha deciso di festeggiare il compleanno dell’album in un live-evento al Parco Schuster di Roma. Un decennio nel quale forse tutto è cambiato senza cambiare molto. Nel quale la musica, dopo questo scossone, si è continuata ad assestare su lidi sicuri e l’indie è tornato ad essere uno skyline da cartolina, senza nessuna nuvola che possa destabilizzarne il panorama mortifero.
“Mi sono rotto il cazzo” dei live da 30 euro
I ragazzi de Lo Stato Sociale per questo evento sono anche riusciti in un’ennesima rivoluzione: ribaltare l’assunto che un live in un contesto superiore alle 1.000 persone abbia un costo minimo, per biglietto, di 20 euro (una stima al ribasso in questa folle estate in cui i prezzi dei tickets per concerti di un’ora e mezza spesso hanno superato abbondantemente i 30 euro e parliamo di band o cantanti italiani e non di superband straniere).
La band, per questa festa, ha infatti imposto il prezzo di 5 euro per ogni biglietto. Una scelta che ha fruttato, con un concerto completamente full ed estremamente partecipato. Una decisione coraggiosa e, soprattutto, rispettosa del pubblico. Una presa di posizione che sicuramente avrà “rotto il cazzo” (cit.) a tutti quegli organizzatori e tutte quelle location che, per giustificare i prezzi molto alti, citano un elenco infinito e spesso incomprensibile di giustificazioni logistiche.


Ecco, dopo 10 anni, i regaz de Lo Stato Sociale sono nuovamente tornati a destabilizzare l’indie, sperando di scoverchiarne ancora una volta il manto protettivo. E “Mi sono rotto il cazzo”, nonostante tutto questo tempo, diventa ancora una volta l’inno che può cambiare tutto. Perché se c’era una volta una band che ha smascherato l’indie, anche oggi può ritornare un gruppo che scoperchi nuovamente questo vaso di Pandora. E per gridare con loro che anche noi ci siamo rotti il cazzo delle manipolazioni economiche che affogano la musica.