Nessun confine fra parole e musica, testi ed immagini, suoni e spazio. Lucio Leoni con “Dove sei pt.2” si conferma come un alchimista della canzone, un rabdomante della sperimentazione. Ogni sua canzone è un atto di fiducia e rispetto nei confronti di un’arte purissima, in continua evoluzione. Un atto di fiducia proprio come quello di “San Gennaro” l’ultimo video estratto da “Dove sei pt.1”.
Lucio Leoni: la musica è come l’acqua
Note che scorrono come un fiume in piena, che sfondano argini, invadono le strade, ridefiniscono la geografia musicale preparando nuovi sentieri. E la musica libera come l’acqua. Libera di assumere forme sconosciute, di plasmarsi e plasmare, inafferrabile e sfuggente. Lucio Leoni è un rabdomante della canzone, in perenne ricerca dell’essenza più cristallina della musica, consapevole che i suoni, proprio come l’acqua, non possono essere addomesticati o incanalati in flusso, perché altrimenti rischiano di prosciugarsi, di desertificarsi.

“La musica ha una deformazione professionale diretta che è quella di non star ferma – ci racconta -. Se continui a lavorare su canoni fissi l’ammazzi e non hai possibilità di vederne le prospettive”.
I canoni imposti e la tradizione, in questo senso, devono necessariamente essere un punto di partenza e non di arrivo: “Il fatto che le note siano sette e che alla fine finiranno tutte le combinazioni possibili è una grandissima cazzata. Se decidi che esistono forme fisse e non ci sono altri modi per ragionare su come raccontarsi e come raccontare storie, su come svelarsi, su come levarsi le maschere, su come condividere dolori, passioni, attenzioni carezze, uccidi un percorso possibile di un’arte. La deformazione principale della musica è che non la puoi lasciar ferma, la devi assecondare nella sua ricerca. Il suono è come l’acqua che entra in tutte le parti, se la blocchi si ferma. Quando è in movimento rappresenta evoluzione, conoscenza, spirito, volo, salute salvezza”.

“Mi piace moltissimo giocare con la musica”
Un testo che diventa una sceneggiatura. Un video che si trasforma in un film. Una linearità da ricostruire e ricomporre, una linea del tempo da riannodare. “Nastro Magnetico”, con la collaborazione dei Mokadelic, è il brano simbolo di “Dove Sei pt.2”. Un non-film sonoro che si trasforma in una sceneggiatura per immagini (immaginaria? immaginata?), in un corto d’autore nel quale i gesti diventano trama e la trama assume le forme della descrizione.
“Mi piace moltissimo giocare con le forme delle arti e mi piace moltissimo giocare con gli altri, perché il gioco si fa insieme – ci spiega -. Mi è capitato di scrivere questa cosa sotto forma di sceneggiatura e ho pensato di dilatare la forma canzone e superare l’idea di strofa e ritornello. L’idea interessante di lavorare con la musica è quella di andare a cercare quali siano i confini della materia e delle forme che diamo per scontate. È nata così a collaborazione con i Mokadelic”.
E partire cos’è? Un’opzione o una scusa o la necessità di provare qualcosa.
E dai, partiamo io e te in una notte sospesa
Come due pantere, partire è la nostra autodifesa”
Tutto “Dove sei pt.2” è una forma di scudo di difesa, per proteggere l’ascoltatore, per deviare i dardi del conformismo e della banalità. Un album che rispetta l’arte non definendola ed ingabbiandola. Non recintandola in un confine.
E allora forse è vero che non siamo normali
e di sicuro col cazzo che siamo tradizionali”