Panic New Year

“But I don’t want to go among mad people” Alice remarked.

“Oh, you can’t help that,” said the Cat: “we’re all mad here. I’m mad. You’re mad”.

“How do you know I’m mad?” said Alice.

“You must be” said the Cat, “or you wouldn’t have come here”.

― Lewis Carroll, Alice in Wonderland

We’re all mad here

È il primo giorno di un nuovo anno e per la prima volta davanti al foglio bianco di un’agenda vergine non ho nulla da scrivere. “Buoni propositi”, l’ho detto a voce alta e mi sono messa a ridere.

Fare bilanci del recente passato o avventurarmi in previsioni per il prossimo futuro sarebbe offensivo nei confronti di me stessa, vorrebbe dire che non ci ho capito un cazzo di ciò che tutti noi abbiamo attraversato.

E sapete che c’è?

No, grazie.

Non ho intenzione di perdere un solo minuto prezioso di vita a programmare un futuro che – la storia ci insegna – potrebbe essere stravolto da un momento all’altro.

Intanto c’è l’oggi e io sono qui, viva, pensante, senziente con i miei panic noises. Io sono libera e ‘sti cazzi di dove andremo, di come camperemo, di che faremo o di quando torneremo alla normalità.

Ma poi che normalità?

E tornare dove?

Mi sono conquistata il mio piccolo spazio di mondo in un anno tra i più assurdi della storia, pensate davvero che abbia intenzione di mandare tutto al diavolo “tornando” indietro?

Non ci penso nemmeno. E per la prima volta, questo non sapere non mi impedisce di essere serena. Ho imparato a vivere in questa incertezza e non vedo l’ora di scoprire cosa avverrà.

Right here, right now

Mezzanotte. Si illumina il cielo sopra Roma, dai tetti del Pigneto tutta la città si fa sentire, esce fuori ed esplode in botti che sanno di speranza, in luci che illuminano la notte e scacciano via la paura. Ed è una fine diversa dalle altre quella che si ammira da una terrazza di un palazzo di otto piani e permette alla vista di spaziare dal centro alla periferia, egualmente abbagliati dai colori che si mescolano per fondersi, perché siamo tutti accomunati dalla voglia di tornare a respirare e lasciarci alle spalle qualcosa che non abbiamo ancora ben capito cosa sia.

E mentre stappiamo una bottiglia di gin rosa dalla forma che richiama quella di una vulva, salutiamo il passato e ci prepariamo al futuro.

Right here, right now, viviamo il presente.

Panic Noises – foto di Giulia Felici

E adesso? Adesso si vive

Questa è la fine. E ogni fine coincide con un nuovo inizio.

Ho spogliato il corpo e mostrato l’anima. Ho imparato a volare e sentirmi leggera in tutta la mia pesantezza. Libera.

E adesso? Adesso si vive. Qui e ora, senza turbe, paturnie, senza rigidità e gabbie. Senza programmi o progetti, tabelle e liste da compilare, spazi vuoti da colmare, che questo vuoto in cui ogni tanto sembra di annegare è anche bello e se impari a guardarlo da una prospettiva diversa ti ci puoi perdere per poi ritrovarti, riscoprirti e assaporare il momento fino in fondo.

Libera.

Panic Noises – foto di Giulia Felici

Liber* tutt*

Di essere ciò che sono, di mostrarmi come voglio, di fregarmene di tutto il resto, di non sapere ed esserne consapevole, di avere paura e godermela tutta, di sentirmi stringere lo stomaco da quella morsa infernale di un panico che dalle profonde viscere sale fino ai polmoni e al petto, detta i battiti di un cuore pesante e affannato, ansimante e possente, talmente grande da schiacciarmi sterno e gola, da impedirmi di respirare e lasciarmi supplicante in attesa di un nuova boccata piena, lenta, assaporata fino alla sua ultima particella d’ossigeno, un panico con cui ho imparato a convivere, che accolgo e accetto, elaboro e attraverso per uscirne ogni volta più leggera.

Libera.

Con le mie imperfezioni, le mie insicurezze, le ansie, le paranoie che non mi fanno dormire la notte. Tutto questo sono io, ma sei anche tu, siamo noi. Fragili essere umani, sopravvissuti inconsapevoli, troppo impegnati a programmare un domani che sembra non arrivare mai ma che in realtà è l’oggi stesso in cui stiamo galleggiando senza capire che un’onda potrà solo trascinarci alla deriva se aspettiamo di finire imbrigliati in una boa che non è che un falso appiglio di salvezza.

E allora nuota.

Fendi le acque, bracciata dopo bracciata, assaporane la freschezza sulla pelle, la salsedine in punta di lingua, apri gli occhi e guardali quegli abissi che tanto ti fanno paura, affrontali e vedrai che da qualche parte ti condurranno. E bevi, se necessario fallo, butta giù, lascia bruciare la gola ma sentilo e assaporalo quel gusto amaro e sapido che ti fa rabbrividire. E se sei stanc* impara a galleggiare e a lasciarti consapevolmente trasportare dalla corrente, ma guardando il cielo, mentre ti concedi tutto il tempo che ti serve prima di essere pront* a ricominciare. Ché non c’è fretta d’arrivare. Ché non hai nulla da dimostrare ma un unico grande scopo: vivere. Liber*.

Buona fine e buon inizio.

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