Episodio 2 Panic Noises Copertina

PanicNoises ep.2: Il PolpettaGate

Negli episodi precedenti…

Una 31enne single in piena pandemia ha l’occasione di riversare all’interno di uno spazio, che non a caso si chiama Panic Noises, i deliri mentali che attraversano il suo cervello, le riflessioni su sensazioni ed emozioni, sul suo stesso corpo e la sua identità di donna consapevole, sulle relazioni umane e sul sesso.

Sì, il sesso.

Il grande assente di questi tempi e, per quanto mi riguarda, qualcosa che ho rincorso e da cui allo stesso tempo sono fuggita a lungo, prima di rinascere dalle mie stesse ceneri come un’araba fenice, iniziando a risplendere e vorticare in cielo avvolta dalle fiamme di quell’immenso potere sensuale e sessuale di cui parlavo nel primo episodio della suddetta rubrica, cercando di descrivere ciò che si prova quando capisci di avere tutte le carte in regola per fare man bassa, pesca grossa a strascico, raccolta indistinta e copiosa, fagocitata e incontrollata di ciò che sta per diventare il focus di questo secondo episodio.

Il cazzo.

Lodo, forse un giorno Scoperemo
Un’opera del poeta contemporaneo Lodo Guenzi, che su Instagram è il guro dei sentimenti che tutti dovrebbero seguire

Silenzio stampa

Secondo le mie stime, a questo punto della lettura è molto probabile che mio fratello stia iperventilando o schiumando dalla bocca mentre è in preda alle convulsioni, ammesso che non sia già stato colto da un infarto che lo abbia definitivamente messo al tappeto. Vorrei tranquillizzarlo e dirgli che non sarà costretto a cambiare nome. In realtà mi andava di divertirmi un po’, smuovere le acque per spingerlo a uscire da quel silenzio stampa in cui si è chiuso dopo aver letto il primo episodio di Panic Noises.

Sto giocando con le parole per fargli vedere che sì, potrà anche capitare che io parli di cazzi, ma alla fine non sarà poi così drammatico.

Dalla chat Instagram con mio fratello

D’altronde quando decidi di pubblicare i tuoi pensieri più intimi è normale fare i conti con le reazioni di chi ti sta intorno. E se da un lato mio fratello ha optato per un elegantissimo “no comment”, dall’altro mia madre è stata molto più eloquente…

Io: «Sai, Madre, uscirò con una rubrica in cui parlerò di me e della mia vita personale e sentimentale. Scenderò anche nei dettagli, eh, ti avverto, ma non voglio anticiparti troppo…»

Lei: «Senti, Vicky, ma tu stai continuando ad andare in terapia?»

Io: «No…»

Lei: «E te lo posso dare un consiglio? Tornaci».

Io lo so che adesso starete mettendo insieme i pezzi e che tutto questo vi sembrerà improvvisamente più chiaro. Era doveroso e giusto da parte mia fornirvi un quadro, anche se molto generico, del contesto in cui la mia mente elabora per poi partorire ciò che scrivo. Ma tornando a mio fratello e all’apertura di questo secondo, sudato e tanto temuto episodio, volevo rassicurare in primis lui e poi voi tutti comunicandovi l’effettivo argomento del giorno:

LE POLPETTE AL SUGO

Quanto sesso c’è in un piatto di polpette al sugo?

Le Polpette al sugo di Poppy al Monk

Qualcuno dirà zero, mentre i più fantasiosi troveranno interessanti spunti per rendere erotico uno dei più grandi classici della tradizione gastronomica italiana.

No, non sono impazzita, tutto questo ha un senso e adesso ci arriviamo.

Nell’epoca della pandemia, quando un* single decide di tornare sulla piazza nell’unico modo che ha a disposizione, ovvero un’app di dating come Tinder, deve fare i conti con una serie di dinamiche nuove, per cui non esistono precedenti o esempi a cui affidarsi. Ma soprattutto, la povera persona in questione sarà costretta a tenere ben presente che esistono invece regole diverse, che fanno parte della sua nuova vita e di quella dell’intera popolazione italica. Nello specifico mi riferisco alla chiusura di bar e ristoranti dopo le 18, all’impossibilità di ubriacarsi male e in compagnia la sera, durante un aperitivo o una cena, alla concreta difficoltà di organizzare incontri conoscitivi per socializzare, cosa che ci viene fortemente raccomandato di non fare. Toccherà dunque ingegnarsi – e non poco – per capire come poter conoscere qualcuno di persona ed eventualmente organizzare con una certa dovizia di attenzioni e precauzioni qualcosa che già di per sè si porta dietro un carico di ansie e aspettative non da poco, ovvero il primo appuntamento.

Suono. Notifica. Tinder: c’è un nuovo messaggio

 

“Ho fatto delle polpette. Ti invito da me”.

Beh cazzo, è lui, l’uomo della mia vita! Io amo le polpette, sono uno dei miei piatti preferiti – e lui non lo sa – inoltre subisco il fascino di chi sa cucinare e se la crede talmente tanto ai fornelli da invitare qualcuno ad assaggiare i suoi piatti.

Questo è quello che ho pensato colta da un eccitante entusiasmo dopo aver letto la prima volta quello strano invito.

Alla seconda rilettura del messaggio ho esclamato: “Ma questo chi cazzo è?”.

Del soggetto in questione, quando ho ricevuto il sopracitato messaggio su Tinder, sapevo quanto segue:

  • Maschio, 32 anni, ingegnere (almeno la sua bio dice così).
  • Non vive poi così distante da casa mia, ma dovrei prendere la metro per raggiungerlo.
  • Gli piace incontrare le persone per farsi due risate (e grazie al cazzo, aggiungerei, a chi non piace?).
  • Una sera ha fatto le polpette e mi ha invitato a mangiarle a pranzo l’indomani a casa sua.

C’eravamo scambiati non più di otto messaggi in totale e in tempi dilatatissimi, senza instaurare alcun tipo di conversazione e di fondo non c’eravamo detti assolutamente nulla.

Mentre sentivo nella profondità della mia mente mia madre esclamare: “Vicky, non accettare le caramelle dagli sconosciuti!” e la mia voce risponderle “No, Madre, solo lecca-lecca.”, valutavo la possibilità di accollarmi l’invito a pranzo a casa di un perfetto sconosciuto nel bel mezzo di una pandemia. Mi dicevo: “Saremo in due ed è consentito, manterremo le distanze e indosseremo le mascherine, con l’unica eccezione di quando consumeremo le polpette che sono stata invitata ad assaggiare”. Perché la verità è che fino a quel momento per me quelle polpette erano semplicemente delle polpette.

Poi ho analizzato tutto lo scambio, la dinamica della cosa e ho riletto il messaggio. Quindi adesso vi rifaccio la domanda: quanto sesso c’è in un piatto di polpette al sugo?

Proposte indecenti – Covid Edition

Se prima su Tinder era normale darsi appuntamenti a caso con degli estranei, oggi viviamo le dinamiche relazionali nei tempi e negli spazi che nel pre-Covid appartenevano a tutt’altri contesti. Le polpette la domenica a pranzo, un anno fa, mi avrebbero fatto pensare a tutto fuorché al sesso.

Ma vuoi il disagio in cui viviamo ormai da circa nove mesi, vuoi i cambiamenti che ci hanno investito tutti, vuoi l’astinenza – perché c’è pure quella e tocca farci i conti – tutto è cambiato, persino un grande classico come le polpette al sugo, che nel mio nuovo immaginario hanno in qualche modo iniziato ad essere associate a una proposta a sfondo sessuale. Tanto disagio, tantissimo disagio.

Sapete come è finita? Non me la sono sentita. Ho gentilmente declinato l’invito “a pranzo” a casa sua, proponendo però di fissare un caffè al bar nei giorni a seguire e Mr Polpette ha risposto “ok”.

Non si è fatto più vivo.

Secondo voi, chi è rimasto a bocca asciutta?

Panic Noises Foto di Giulia Felici
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