I Pinguini Tattici Nucleari live: uno stadio come una stanza

Saranno i testi, che con quel pizzico di arguzia e citazionismo raccontano la storia di ognuno di noi; sarà il
clima amichevole che si crea inevitabilmente ad ogni loro concerto e fa quasi tenerezza. Bambini, ragazzi,
adulti e anziani, non manca nessuno all’appello, il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari piace (ragionevolmente) a tutti.
Per parlare del live allo Stadio Olimpico di Roma, bisogna fare un passo indietro e ricordare la gavetta che i PTN hanno diligentemente fatto per arrivare fino a qui, riuscendo a non perdere la propria natura
di adolescenti appena usciti dal liceo classico, e con essa l’inebriante felicità di stare su un palco, che sia
davanti a 50 persone o 50.000.

Questo glielo si deve senz’altro riconoscere. È molto facile cadere nella trappola del “Belli i primi, e poi venduto” (per citare la loro stessa autoironia), è più difficile fare un passo oltre e capire che esiste musica pop fatta bene e musica pop fatta male.

I Pinguini sanno quel che fanno. Il live allo Stadio Olimpico ne è una prova. Un concerto nasce prima di tutto dal pubblico, al contrario sarebbe una mera esibizione. I concerti dei Pinguini sono sempre stati degni di essere chiamati tali. Così, anche in uno stadio, sono riusciti a far salire sul palco una fan a farsi tatuare Hold On. Così si sono fatti affiancare da Giorgina Lo Nardo, artista che ha interpretato nella lingua dei segni Ridere. Toccante anche la scelta di posizionare un vero e proprio tavolo di legno apparecchiato sul palco, a richiamare la samba de roda brasiliana. Trovarsi a tavola con 50.000 persone non capita tutti i giorni, il fatto che sia successo proprio ad un concerto dei Pinguini Tattici Nucleari non deve stupire, in quanto il vero segreto di questi sei ragazzi sta proprio nella semplicità di una cena tra amici.

“Dovremmo vedere secondo me il nostro Stato, l’Italia, come un tavolo in cui a tutti deve essere consegnata la giusta razione – dice Elio Biffi -. Dante se non sbaglio nel Convivio faceva cadere le briciole a
terra: c’era chi mangiava dal tavolo (se non sbaglio gli intellettuali) e poi invece gli altri che mangiavano le
briciole da sotto. A noi piacerebbe invece mangiare tutti allo stesso tavolo senza distinzione di razza sesso o
genere…e anche di ISEE.”
Questa non è un’affermazione controversa, è vero. I tempi di Cancelleria e Me Want Marò Back sono
lontani. Eppure scegliere di schierarsi, nonostante tutto, ancora una volta, non è così scontato.
Semplicemente, a ventisette puoi morire, oppure diventare un po’ più pop.

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