Leyla: “Cazzo sono Viva”

Un album di debutto pubblicato per Honiro Rookies che fa il rumore di un’esplosione. VIVA, il disco di Leyla, è un kaboom, una corazza contro una guerra, una dichiarazione di esistenza matura e consapevole. “VIVA” nasce dalla necessità di raccontarmi a 360 gradi. Il filo rosso che unisce ogni brano sono io, é ogni mia piccola sfaccettatura”.

Un urlo di vita

“Cazzo sono viva”. Un urlo lacerante che si arrampica su un beat cupo, doloroso, consapevole, che frantuma i bassi e diventa una dichiarazione di essenza e presenza, un atto di guerra e resistenza.

“Cazzo sono viva”. Viva nonostante regole deviate e devianti, nonostante le leggi di un mercato che si guarda allo specchio per mostrare i denti d’oro.

VIVA nonostante l’esplosione deflagrante di una guerra che frantuma porte e finestre, un kaboom che lacera le strade e apre nuovi percorsi.

VIVA nonostante le voci che sussurrano all’inconscio e i black mamba che scorrono nel sangue e si insinuano sotto pelle.

Leyla Parabellum

Leyla è riuscita a scalare le rapide senza scendere a patti con il mondo. Il suo primo disco, VIVA, pubblicato da Honiro Rookies è quasi un diario interiore, una dichiarazione di guerra attraverso parole venefiche come cobra. Un progetto che rivela una disarmante maturità nella scrittura e nel canto. Sì, perché Leyla oltre a scalare vette di flow durissimi ed intensi, canta e lo fa con un’intensità annichilente.

Nessun patto con il mondo

La forza di questo album è la capacità di spaziare da atmosfere tese e sferzanti (Rapide, 24 ore, Parabellum) a momenti intrisi di lirismo (Soli, Quanto Costa). Il disco è densissimo di riferimenti cinematografici (da Alberto Sordi a Dirty Dancing), di dure prese di posizione contro lo “status” di rapper  e contro il magma trash che fuoriesce dalla Tv ed invade ogni spazio di critica ed autocritica.

Sì, c’hanno ammazzato un milione di volte ma siamo risorti, e, ogni strofa è un vortice”

Un vortice che travolge tutto e tutti, che si schianta contro “la merda che ci fanno sentire” per tappare le nostre orecchie. Un vortice che nasce da un processo di autoconsapevolezza.

Mi vado a prendere sto posto di forza

e non c’è tempo perché vado di corsa,

sputo altro sangue non c’è un’altra risorsa”.

Leyla – Alberto Sordi

Leyla non si fa mettere in un angolo, ma non aspetta neanche che nessuno la salvi, a differenza di Baby di Dirty Dancing. Salva se stessa attraverso le parole:“Siamo tutti amanti delle bugie, amiamo dirle e sentircele dire. Il fatto è che la gente non pensa più a quello che dice di conseguenza chi scrive non da più coerenza a quello che vive che tanto poi non te lo dice. Scenderò a patti con il mondo un giorno, ma adesso proprio non posso. Proprio non posso”.

E senza sancire nessun patto, senza affogare nelle rapide, Leyla distrugge lo spazio intorno per creare una nuova camera d’aria. Per respirare, per sentire il cuore esplodere nel petto.

Ho scelto la mia vita, non voglio una via d’uscita e so che posso finalmente urlare: Cazzo sono viva!

Le ultime parole del disco, l’ultimo urlo continua a risuonare dopo la fine della riproduzione, lasciando una sensazione ineluttabile, profonda, consapevole: “Cazzo, siamo VIVI”.

Altre storie
Mercedes: l’opera di Daniel Cuello trionfa al Micheluzzi