Un ritorno alle origini, una riscoperta delle radici, un gioco di specchi fra passato, presente e futuro. I Sick Tamburo di Gian Maria Accusani rielaborano in versione punk la loro “Un giorno nuovo”. Il brano rappresenta il primo tassello del progetto “Back to the roots”, nel quale la band di Pordenone raccoglierà i propri classici in una versione meno elettronica e più aperta alle sonorità chitarristiche
Il giorno nuovo dei Sick Tamburo
“Pensa a quello che siamo. Pensa quello che saremo”. Il presente che si proietta nel futuro, la costruzione che passa attraverso macerie, strade distrutte, segnali in cielo, tristezza. Ed allegria. “Un giorno nuovo” è probabilmente la canzone più iconica dei Sick Tamburo, una riflessione sulla speranza, sulla necessità di non pensare all’assenza, su uno sguardo speculare che non limita a guardarsi alle spalle, ma che si spinge oltre alla cortina delle nuvole del futuro.
Ma oggi, soprattutto oggi, “Un giorno nuovo” è una canzone che ci parla dei nostri tempi. Che prende a pugni la nostra impossibilità di immaginarci oltre ad un presente catastrofico e decadente. Una riflessione sul male, su tutto il male che ci avvolge, comprime, costringe e soffoca. Che ci frantuma le ginocchia e lo stomaco, che abbatte ogni nostra resistenza fisica e psicologica. Una canzone sulla speranza, che anche se a volte è incosciente, spesso è salvifica.

“Scienziati studiano cose. Tra queste cose ci siamo anche noi. Sconfiggeranno quei mali. Quelli più brutti. Quelli più neri”. Parole che Gian Maria ha scritto nel 2017 per Elibetta Imelio, la bassista e cantante della band e che oggi sembrano avere un valore universale. E probabilmente non è un caso se la nuova versione della canzone, che abbandona ogni riferimento elettronico per diventare un’emozionante cavalcata punk, è stata pubblicata proprio il 4 maggio. Un giorno che per molti rappresenta la speranza di “Un giorno nuovo”.
Back to the roots
Il nuovo arrangiamento della canzone fa parte del progetto “Back to the roots” (Forse è l’amore), un ritorno alle origini e al sound originario di Gian Maria Accusani, già fondatore dei Prozac+.
Le radici e la necessità di proiettarsi verso il futuro, il passato che traccia una linea guida verso quello che saremo. Gian Maria ha combattuto contro il male e i mali, contro demoni e cani a tre zampe, contro la natura tossica dell’essere umano. Contro le perdite e le assenze. I vuoti che non possono essere resi, ma che non possono significare una resa. E ha deciso di ricominciare riavvolgendo il nastro della propria vita in un loop fra passato e futuro.

“Un giorno nuovo” è tutto questo. È il coraggio di aprire gli occhi e aspettare di imbattersi in un sorriso che rappresenti la realtà e non un sogno o un pensiero. È la necessità di stringersi e ballare senza mai smettere. Senza un perché, senza la necessità di una spiegazione. Perché anche i mali brutti e neri possono essere travolti dal suono vorticoso di una chitarra e da un girotondo infinito. Un antidoto contro ogni tentativo di spiegare e razionalizzare quello che non è umanamente immaginabile. Un atto di felicità fine a se stesso. Rivoluzionario come un giorno nuovo che si apre senza che nessuno capisca il perché.