Skam Italia dagli occhi degli Xennials

Abbiamo guardato Skam Italia, disponibile su Timvision e Netflix. Abbiamo divorato le puntate con lo stesso stupore di chi ha l’eta dei protagonisti e ci siamo chiesti perché una serie così legata alla generazione Z ci abbia tenuti incollati allo schermo.

Perche avremmo voluto parlasse a noi.

Perché, in fondo, parlava di noi.

Skam Italia, la serie, diretta da Ludovico Bessegato e prodotta da Cross Productions e Timvision, riesce ad equilibrare intimità e leggerezza, poesia ed ironia, generazioni a confronto e ricerca della felicità.

Skam 4: quel soffitto da sfondare

Una volta avevi scritto in un tema che siamo convinti di andare verso il cielo e non ci accorgiamo che in mezzo c’è il soffitto. Però stavo pensando che se saltiamo tutti insieme… magari ‘sto soffitto lo sfondiamo. Vuoi provare?”.

Skam 4
Le protagoniste di Skam 4

E i ragazzi di Skam Italia, fin dalla prima stagione hanno provato a sfondare questo soffitto, a volte da soli, spesso insieme. Anche a costo di spaccarsi la testa, anche al prezzo di non vedere più per le lacrime causate dal dolore. E questo soffitto, lo hanno veramente sfondato. Caratterizzandosi e cambiando insieme, seguendo la propria strada, che non è mai la più semplice. E con loro abbiamo imparato anche noi a guardare oltre i nostri umanissimi limiti da adulti, oltre le barriere che spesso ci costruiscono intorno e che altrettanto spesso siamo noi ad edificare, per paura, per rabbia, per la naturale tendenza a sfuggire al confronto. Sì, perché Skam non parla soltanto dell’adolescenza, ma si rivolge a tutti. Forse soprattutto ad una generazione di trentenni/quarantenni che non hanno avuto l’occasione nella loro adolescenza di avere il conforto di una serie che parlasse veramente di loro. Di noi.

Skam 4
Skam 4

Una serie di generazioni

Per chi è nato negli anni ‘80 il più facile dei riferimenti generazionali nelle serie tv ha connotati imprescindibili:

– il gruppo di amici;

– un divano che solo dopo abbiamo scoperto di chiamasse Chesterfield, come le sigarette che nascondevamo nello zaino, rigorosamente Invicta;

– le sigle. Quei secondi di preludio che ascoltavamo con dedizione quando ancora non era possibile skippare, andare avanti e scegliere quando vedere e cosa vedere.

Friends e Beverly Hills 90210, le serie che hanno accompagnato i pomeriggi pre-social di noi Xennials, arrivavano da lontano, parlavano da lontano ma avevano voci che riconosceremmo ancora. La voce nasale di Kelly e di Phoebe, quella profonda di Dylan e Chandler. Abbiamo tagliato i capelli per somigliargli e in moltissime delle nostre case e armadi da quarantenni ci sono ancora loro tracce. Poi abbiamo iniziato a guardarli in lingua originale, ma il divano di Friends, il tavolo del Peach Pit e le canzoni erano le stesse. Nuove voci, forse più lontane per via di quell’accento sconosciuto ma erano sempre loro, le nostre proiezioni da sogno americano a fare la vita che avremmo voluto e che avremmo costruito all’ombra di una frangetta di acciaio inossidabile per la troppa lacca.

Credevamo parlassero di noi, ci sforzavamo ad immedesimarci, ma in realtà erano lontani.

Lontani tanto quanto il nostro inglese maccheronico con cui cantavamo a squarciagola un testo sconosciuto fischiettando i colpi di quel timbro 90210.

Conoscevamo il cap di Beverly Hills e li sentivamo vicini. Ma erano altro.

Noi non sapevamo cosa significasse avere gli armadietti a scuola, incontrarsi al cambio dell’ora e le classi da scegliere. Lo avremmo capito qualche anno più tardi, all’università cos’è un corso e come si cammina per i corridoi con i quaderni tra le braccia.

Skam Italia , visita con questi occhi adulti ,un pò suscita invidia.

Una serie che racconta esattamente gli odori, i suoni di una generazione. Una serie che non fotografa ma narra con i suoni e le canzoni sulla riva del mare un gruppo di ragazzi e le loro esistenze piene di vita.

Racconta le fughe da scuola e i pomeriggi di finto studio nelle case libere da genitori.

Racconta di musica e con la musica.

I ragazzi di Skam Italia, che accompagnano “7 miliardi” di Massimo Pericolo cantano tutti insieme “Voglio solo una vita decente”. Un urlo che avremmo voluto, qualche anno fa, fosse anche il nostro. Senza paura. Senza vergogna. Per sfondare il soffitto insieme.

Skam 4
Skam 4

Skam 4 e le colonne

Parlare della trama di Skam 4 significherebbe semplificare e sminuire un prodotto eccezionalmente complesso e stratificato. Però è necessario soffermarsi su una delle componenti fondamentali dell’intera serie, che la rende un unicum a livello mondiale: la colonna sonora. Ludovico Bessegato e Cross Productions hanno trasformato canzoni e musiche nell’attore principale della serie, nell’onda emotiva che avvolge i protagonisti, nel salvagente al quale aggrapparsi nei momenti di frattura.

E le scelte non sono mai banali, non danno per scontato nulla. Chi pretende di ricondurre i gusti adolescenziali alla trap, avrà modo di ricredersi. I ragazzi di Skam cantano a squarciagola Calcutta, Gazzelle e Massimo Pericolo, ma seguono anche i flussi emozionali di Destroyer, tentennano e ondeggiano sui tappeti elettronici di ISTAP, si scoprono nudi e indifesi a ritmo di “Videotape” dei Radiohead mettono in mostra le proprie contraddizioni sulle note di Bagbak di Vince Staples, affondano i loro dubbi angosciosi nel twerking di Elettra Lamborghini e affrontano i propri demoni interiori e quelli esteriori seguendo i vortici emozionali di “001” di Ginevra e Deb Foam.

Skam 4
Skam 4

Una colonna sonora complessa come la vita dei protagonisti. Quegli stessi giovani che spesso si tende a rinchiudere in steccati e catalogare semplicisticamente. Ma che sfuggono e continuano a sfuggire ad ogni definizione.Proprio come un “Videotape” che non segue il play: “You are my center when I spin away, out of control on videotape”.

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