Tosca è l’ideatrice e la protagonista de “Il suono della voce” il documentario, per la regia di Emanuela Giordano, che racconta la tournée mondiale della cantante. E’ il racconto di un viaggio scandito dalle note, un omaggio alla musica che, ai Nastri d’Argento 2020, è valso a Tosca il premio di “protagonista dell’anno” per la sua performance nel film finalista.
Alla proiezione del documentario al MAXXI di Roma è seguito un incontro tra l’artista ed il giornalista Ernesto Assante accompagnato da un mini live con canzoni nate sulle rotte del suo viaggio. Una serata dedicata anche al ricordo di Marielle Franco e Lina Ben Mhenni, donne coraggiose, attiviste, che oggi tanto ci mancano.
La voce che apre le porte del mondo
“Il suono della voce viene prima delle parole, viene prima della musica, viene prima della canzone. Ed è una chiave per attraversare le frontiere. Se tu sei convincente non importa in quale lingua stai cantando, gli altri ti capiranno“.
In questa frase di Ivano Fossati è racchiuso tutto il significato del progetto cinematografico di Tosca. L’autore de “Il suono della voce”, la canzone che presta il titolo al documentario, sintetizza e raccoglie in poche parole la forza straordinaria e dirompente di un concetto, di un’idea, che è musica e poesia.
E amore per il mondo.
Da scoprire, come fa Tosca, attraversando mari ed oceani, galleggiando sulle righe del pentagramma e navigando sulle onde sonore per esplorare nuovi orizzonti musicali.
Attraverso il Mediterraneo per arrivare in Tunisia ed Algeria e poi solcare l’oceano per incontrare il Brasile e la sua tradizione. E poi di nuovo in Europa a Parigi e Lisbona, punto di contatto e porta tra due continenti.
Tosca però, a differenza di tanti altri artisti, non vive la tournée in giro per il mondo come una semplice esibizione. Ma come un’occasione per una contaminazione, per conoscere tradizioni musicali, nuovi suoni e nuove intonazioni. Perché l’amore per la musica che la muove è profondo, è vero ed autentico.
E come gli occhi non tradiscono chi è sincero, la sua voce autentica e convincente apre le porte e cancella le distanze.
Con la sua voce e la sua passione per la musica riesce a parlare ed a sintonizzarsi con artisti di ogni parte del mondo. Ricevendo da loro tanto, e donando altrettanto. Mescolando lingue e tradizioni ed arricchendosi vicendevolmente.
Un’iniezione di vita
Il documentario racconta magnificamente questo processo di arricchimento reciproco. Questo scambio osmotico di amore e passione per la musica che è vita per Tosca e per gli artisti che incontra nel suo viaggio.
E lo spettatore percepisce quasi fisicamente questa forza incredibile.
Questa capacità di comunicare senza conoscere la lingua e le parole, di imparare ed insegnare suoni e tecniche. Accordi nuovi, sconosciuti, diversi. Ma assonanti.
E l’incontro tra Tosca e Ivan Lins, Luisa Sobral, Lotfi Bouchnak, Rogê Cyrille Aimée, Alice Caymmi, Mariene De Castro, Aline Calixto, Awa Ly, Vincent Segal, Salim Dada, Evandro Dos Reis, Maria Anadon, Thiago Delegado, gli artisti con cui sono nati duetti e collaborazioni, produce canzoni preziose.
“Serenata de paradiso” in francese suona dolce e struggente, il “Samba da benção” diventa un’occasione per ringraziare, accanto ai maestri della bossa nova, i nostri Bruno Lauzi ed Ornella Vanoni.
“Il Porto” di Ermanno Dodaro e Massimo Venturiello, con l’adattamento in portoghese di Maria Anadon, unisce Napoli e Lisbona con una rotta attraverso il mare e la tradizione.
Questo scambio continuo di musica, parole, passione e sguardi. Questo desiderio di conoscenza e di meraviglia reciproca è un vero toccasana.
Un’iniezione di coraggio e di fiducia verso il genere umano. Perché ci dimostra che le differenze sono ricchezze da coltivare e conoscere, che la mescolanza aggiunge ed impreziosisce.
La forza ed il significato di questo documentario superano l’ambito musicale.
Non è solo di musica che si parla ma di vita e di umanità.
Di persone, prima che di artisti, che mosse da sentimenti positivi superano confini e differenze, si contaminano senza riuscire neanche a comprendersi. Che riescono nonostante le barriere linguistiche e culturali a fondersi e generare qualcosa di nuovo ed originale, dando e ricevendo l’un l’altro.
La musica, nel suo spirito migliore, per come è vissuto e raccontato da Tosca, è l’arma letale per la diffidenza, la chiusura mentale e l’egemonia culturale.
Un’ancora di salvezza che ci ferma dalla deriva.