Esiste un filo, una connessione che sembra lontana eppure è stretta e fortissima, fra l’idea di Liberazione e Resistenza e il caso di Ilaria Salis. In un contesto nel quale i corsi storici sembrano quasi essere declassati ad aneddoti dalla narrativa della maggioranza, la detenzione in Ungheria di una ragazza che si è opposta a nazisti del nostro tempo è un pozzo dell’orrore nel quale è necessario addentrarsi e scavare. Per comprendere e resistere all’ondata nera che sta travolgendo il nostro vivere contemporaneo
Zerocalcare nei fumetti pubblicati su Internazionale e in una serie di iniziative di preparazione al 25 aprile, cerca di riflettere proprio su questo filo, su queste connessioni che molti ritengono forzate o addirittura capziose.
Perché l’idea di liberazione, spesso sembra essere destinata al congelatore della memoria, giusto in tempo per essere scongelata e servita poche ore prima del 25 aprile ai discorsi pubblici. Eppure è necessario e quanto mai doveroso assumersi la responsabilità intellettuale e morale di riconoscere il valore contemporaneo di questo concetto, così come contemporanei sono tutti i “cani rabbiosi” che cercano di sbranarlo ed attaccarlo. Zerocalcare nelle sue pagine riconosce l’importanza di assumersi una responsabilità anche di fronte una paura o all’orrore di catene e manette che tintinnano come rintocchi funesti. “Il nemico si tiene gli ostaggi”, una frase dolorosa ed amarissima di Wuming che, però, si conclude con “Finché la marea non monterà un’altra volta”. E per fare montare questa marea e non far annegare più Ilaria e tutti quelli che come lei sono chiusi in un pozzo senza fondo, è necessario non rassegnarsi al silenzio. Perché il silenzio tumula quel pozzo, lo priva dei pochissimi spiragli d’aria. Il silenzio è il più grande nemico di ogni resistenza, di ogni tentativo di Liberazione