Doveva essere il nostro momento: on the road ai bordi di un mondo in rovina

Una setta in un casolare distrutto che cerca di strappare i propri tentacoli dalla realtà e ritornare agli anni ’90, un viaggio che diventa una fuga, il brusio di whatsup in sottofondo, le immagini di uno schermo che si sovrappongono alla realtà come una polaroid dai bordi bruciati. E un amore, quell’amore che sarà sempre tutto. “Doveva essere il nostro momento” di Eleonora C. Caruso è un diario di formazione, un viaggio on the road di due anime raccolte dal naufragio ai margini di un mondo che sta per chiudere.

Abbi cura tu di me, se ne hai il coraggio

A tutti i bambini che eravamo e che vedendoci cresciuti iniziano ad urlare.

Alle immagini che ci riflettono in uno schermo come uno specchio malvagio e distorto

Al nostro essere, composto al settanta per cento da surrealtà.

DOVEVA ESSERE IL NOSTRO MOMENTO.

Ai mondi in rovina, a quelli in equilibrio e a quelli che cercano ancora la propria forma.

A noi inservibili, invendibili, inutilizzabili, andati. Bruciati

DOVEVA ESSERE IL NOSTRO MOMENTO

A chi cerca un volto per sorridere.

A chi non trova nessuno mentre si getta da una torre.

A chi sente la propria rabbia che gocciola dalla pelle come sangue demoniaco.

DOVEVA ESSERE IL NOSTRO MOMENTO.

Ma quel momento non è mai arrivato, è stato seppellito dall’asfalto bruciante di un reale che se ne frega e continua a soffocare. “Doveva essere il nostro momento” è la storia di Leo e Cloro, del loro viaggio on the road fuori dal tempo e dallo spazio, perché tutto è scandito dalla fretta di una fuga e da un paese che chiude le finestre per la pandemia. Un diario di formazione deformato, un romanzo nel quale la nostalgia si infila fra le pieghe dei vestiti umidi e diventa l’elaborazione del trauma per una maturità delusa e deludente.

Eleonora C. Caruso racconta dei sogni liquidi di una generazione per cui internet sembrava rappresentare il futuro e di una realtà liquefatta anche a causa di questa ultra-vita. E di fronte questa consapevolezza amara come mille sigarette fumate l’unica soddisfazione personale è distruggere consapevolmente il proprio talento. “Non crescevano perché si erano chiusi nei loro mondi feticisti. Sequel di remake di spinoff di prequel di multiversi. Una scatola grande ma pur sempre una scatola”.

Eleonora C. Caruso

Un destino che sembra ineluttabile ma che non tiene conto di quanto le persone siano sistemi che si proteggono dai boicottaggi propri ed altrui. E la salvezza è rappresentata da quell’algoritmo non riproducibile, non sequenziabile, che prescinde da ogni interpretazione razionale: “Vaffanculo, certo che l’amore è tutto. se non te ne è stato dato abbastanza quando ti serviva, quando lo cercavi nel buio con gli occhi ciechi per attaccartici come a una cazzo di tetta, e non lo trovavi, l’amore è tutto, sarà sempre tutto”.

E Leo e Cloro per un frammento di decimo di secondo lo scoprono, lo imparano. Riescono a diventare multiverso pur restando in due. Hanno cura reciproca di se stessi perché scoprono il coraggio di guardare l’altro oltre le sue proiezioni.

“Abbi cura di me, se ne hai il coraggio” ed è proprio in quell’attimo che è stato il vostro momento…

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