Tutti gli uomini sono un Isolo. Nichilisti, abbandonati a se stessi, fragili nel loro cinismo quasi moralista, durissimi nel guardare un mondo da cui si sottraggono. E “L’Isolo”, l’ultima struggente opera di Maicol & Mirco edita da Bao Publishing è una riflessione senza filtri sulla nostra de-umanizzazione, su quel processo forzato e forzoso che ci spinge a isolarci e ci costringe a ignorare un orizzonte che cerca di raggiungerci inviandoci messaggi in una bottiglia che ha attraversato indenne le umane tempeste
La realtà ha rovinato l’uomo
Quante volte mi sono isolato?
Quante volte ho rifiutato di entrare in contatto con il resto dell’umanità, anche quella che mi scorreva vicinissima e mi tendeva una mano che rifiutavo di afferrare?
Quante volte ho abbracciato il cuscino del cinismo e l’ho considerato come il mio unico salvagente?
Quante volte ho fatto male alle persone tracciando fossati, mura, fortezze, intere isole di distanza?
Troppe. E continuo a farlo ancora. E probabilmente lo continuerò a fare.
Per questo, personalmente prima che giornalisticamente, “L’Isolo”, l’ultima opera di Maicol & Mirco realizzata per Bao Publishing, per me ha un valore al tempo stesso terapeutico e catartico. Un trattato di un’anima spesso desolata e desolante che è anche la mia. Per questa ragione non riesco a parlare con il dovuto distacco. Ne sono coinvolto e credo che, intimamente, siamo tutti coinvolti in misura diversa dalla storia raccontata dall’autore.

“L’Isolo” non è semplicemente una storia, ma è la storia di un’umanità che prova nelle proprie viscere orrore per se stessa. Un’umanità che preferisce indossare la cultura come un cappello per non specchiarsi di fronte a quelle contraddizioni che solo la cultura può vomitarle in faccia. E in questa storia di “un uomo buono perché solo” si riflette un nichilismo che è un paravento di fronte alle tempeste marine. Un’autodifesa illegittima e autoassolutoria. In un’esistenza nella quale la solitudine è come un mare che ci circonda, spesso l’unica salvezza che reputiamo possibile è abbandonarci alle onde, cullarci nella nostra impotenza.

Eppure, anche dalle nostre microscopiche isole è possibile avvistare l’orizzonte, guardare oltre se stessi. Pensare che “la realtà ha rovinato l’uomo”, ma anche che nel cuore di parole come “Maria, caffè, coniglio, crema e sedia”, si nascondano mondi enormi da riscoprire, da esplorare. Come fossero una miriade di isole che unite compongo un arcipelago. Perché, alla fine, nessun uomo vuole essere un “isolo”.




