Al Monk di Roma, il 29 ottobre, non si è semplicemente presentato un libro: si è aperto un varco. “Tutti gli uomini (possono cambiare le cose)” di Irene Facheris, edito da Tlon non è solo una pubblicazione, ma un gesto politico, un atto di fiducia nel cambiamento, una chiamata collettiva alla responsabilità maschile.
Il Potere e la Responsabilità degli uomini
“Tutti gli uomini hanno lo straordinario privilegio di potersi far ascoltare da altri uomini. Questo è il vostro potere. Qui sta la vostra responsabilità”. Non è una condanna, ma un invito. Non un dito puntato, ma una mano tesa. “Tutti gli Uomini (possono cambiare le cose)”, scritto dall’attivista Irene Facheris ed edito da Tlon, intreccia storie, testimonianze, confessioni di uomini che si interrogano sul proprio ruolo nel mondo, sulle relazioni, sulla paura, sul desiderio, sulla violenza e sul potere. È un libro che scardina le certezze del patriarcato dall’interno, che restituisce al maschile la possibilità di essere umano, fragile, imperfetto, trasformabile. Durante la serata, Irene Facheris ha ribadito che il suo non è un manuale, ma un invito al dialogo: “Non per giudicare, ma per capire. Non per difendersi, ma per trasformarsi”.

Questa frase, quasi un manifesto, ha attraversato il pubblico come una corrente. Al Monk — luogo simbolico di una cultura che resiste, che crea, che cerca di immaginare il possibile — si è respirato un clima di ascolto attivo, denso, partecipato. Ogni sguardo sembrava consapevole di assistere a qualcosa di necessario: una nuova grammatica del maschile che non esclude, ma include; che non domina, ma si interroga. Il valore sociale di “Tutti gli uomini” è potentissimo. In un tempo in cui la violenza di genere continua a essere trattata come emergenza episodica e non come sintomo strutturale, Irene Facheris sposta l’asse del discorso. Ci ricorda che il cambiamento non si realizza solo nelle leggi o nelle campagne di sensibilizzazione, ma dentro le relazioni, nelle case, nei corpi, nei silenzi.
Che Uomo Voglio Essere?
«Che uomo voglio essere? Quale modello lascio?», chiede nel libro. È in queste domande — semplici, ma rivoluzionarie — che si misura la potenza politica del testo. Parlare di maschilità, oggi, è un atto profondamente politico. Che la cura, l’ascolto, la vulnerabilità non sono debolezze, ma strumenti di trasformazione sociale. Significa immaginare un mondo in cui la parola “uomo” non coincida più con forza o potere, ma con presenza, con empatia, con scelta. Quando l’incontro al Monk si è concluso, la sensazione era quella di uscire da un luogo attraversato da un’urgenza collettiva. Come se per un momento fosse stato possibile guardare il futuro — e vederlo meno violento, più consapevole, più libero. E forse è proprio questo il cuore del messaggio di Irene Facheris: che tutti gli uomini possono cambiare le cose, ma solo se smettono di difendersi e iniziano, davvero, a trasformarsi.




