Ricordare i morti, lottare per i vivi. Consapevoli che la speranza è una trappola e che da soli non è possibile cambiare niente. “Senza rabbia non vale nulla”, la nuova graphic novel pubblicata da Holdenaccio per Bao Publishing, è un manifesto disincantato e accorato della generazione 0. Quella generazione che non ha mai avuto diritti, che si è trovata a ingoiare i rigurgiti delle tavole imbandite per altri. Una vita costretta a galleggiare e annegare nei fumi delle nuvole tossiche delle ciminiere di Taranto.
Con tutta la mia rabbia in questa terra lotterò
Radici che bloccano e stringono, addentano le caviglie come fiori carnivori come vampiri. Rabbia.
Sentirsi immobili mentre si guarda scorrere le esistenze altrui nello screen della vita. Rabbia.
La normalizzazione della violenza, dei tumori. Della morte. Rabbia.
Guardare le nuvole, sentirsi raccontare che nascono dalle ciminiere, rendersi conto che non sono fatte dalla materia dei sogni, ma dal veleno degli incubi. Rabbia.
I fumi, i lacrimogeni, le urla. Rabbia.
“Senza rabbia non vale nulla”. Perché la rabbia è anche amore per se stessi, una realtà, una presenza necessaria per sentirsi vivi e urlare sputare la propria vita dai polmoni per renderla tangibile.

“Senza Rabbia Non Vale Nulla”, la nuova graphic novel di Holdenaccio realizzata per Bao Publishing, è un romanzo di (de)formazione, la storia di vite bruciate dal sole e dai fumi tossici di Taranto, il racconto di fughe dubbiose e ritorni non voluti, il de profundis elegiaco della Generazione 0. Zero sogni, zero diritti, zero aspettative. Zero futuro. Una generazione cresciuta a punk e rabbia, costretta a distruggere e distruggersi senza aver alcuna pretesa o aspettativa di ricostruirsi. In un contesto nel quale la gentilezza e l’educazione sono quasi dei lussi classisti, la rabbia è l’unico reale motore di cambiamento.

“Cosa me ne importa se quello che faccio voi non lo fareste mai?”, urlano i protagonisti osservando una realtà che si deforma minuto dopo minuto di fronte a loro, che si cambia i connotati per apparire accettabile come una un veleno che si traveste da nuvola. “Siamo l’emblema di una generazione fatta di insicurezza e rabbia, le nostre vite, così come le nostre radici non sono tutte uguali. Scegliere di tornare indietro o restare fermi non è una colpa. Il problema è quando le radici ti bloccano. stringono, non ti lasciano scappare. Più tenti di sbrogliarle più si infittiscono”. Con questa amarezza, ma senza rassegnazione, Holdenaccio racconta le vite di chi tira avanti aspettando che qualcosa possa cambiare, di chi se ne fotte e basta, di chi inutilmente vuole cambiare le cose. Di chi ingoia merda ogni giorno e di chi la sputa sperando di far scivolare chi intralcia il passaggio. Un’opera di (r)esistenza e profondissimo amore, per urlare che da soli non cambia niente. Da soli non riusciamo neanche a cambiare noi stessi.
“La rabbia è meglio, c’è senso nel provare rabbia, una realtà, una presenza. La consapevolezza che ne valga la pena. E’ come un dolce ondeggiare” (Toni Morrison).