Auroro Borealo — conosciuto all’anagrafe come Francesco Roggero ma ribattezzato dal destino come il paladino dei titoli improbabili — è il supereroe mascherato che non combatte criminali, bensì copertine oscene e manuali assurdi. Con un colpo di evidenziatore smaschera il kitsch editoriale, con una lettura teatrale trasforma la noia in comicità, e con un archivio di libri dimenticati ci ricorda che anche il trash merita il suo piedistallo.

La genesi di questa missione è semplice: nel 2018 apre la pagina Instagram Libri Brutti, dove raccoglie titoli imbarazzanti, copertine discutibili (“Mi sballo con Satana”), testi dimenticati (l’epocale fumetto padano “Il Leghista), pamphlet pazzi (“Chi l’ha duro, la vince”) manuali improbabili (“Psicologia facile. Scritto in maniera semplice”). Poi trasforma quel catalogo del bizzarro in un podcast, in un libro (uscito l’8 aprile 2025 con Blackie Edizioni: “Il libro brutto dei libri brutti”) e in uno spettacolo dal vivo, in scena per il debutto al Monk di Roma.
Come dice lui: tutti abbiamo almeno un libro brutto. E quei libri brutti, se interrogati sul divano di casa, potrebbero raccontarci storie straordinarie.
Lo spettacolo al Monk di Roma
La serata al Monk di Roma è stata un piccolo rito collettivo. Auroro Borealo è salito sul palco con la sua solita aria tra il professore svagato e lo showman in missione culturale. Ha sventolato i libri come reliquie pop, li ha letti con enfasi drammatica, ha narrato le gesta dell’epico leghista Cazzaniga contro le “spie pivettiane”, ha estratto pagine a caso del “libro con più refusi al mondo” (“…E se Dio non esistesse”…) e le ha fatte leggere al pubblico fra un tripudio di orrori grammaticali, punteggiature naif e incisi che non portano da nessuna parte.

Il bello (ehm) di questa impresa è che rovescia le gerarchie letterarie: non è più “classico vs trash”, ma “ogni libro ha un valore se lo guardi con l’occhio giusto”. Auroro non si comporta da snob: non sta dicendo “questo è brutto, aberrazione”, ma “ecco cosa ci racconta questa aberrazione”.
Insomma, è un invito a ridere della cultura, a guardare con affetto i fallimenti letterari, e a ricordarci che la bellezza (o almeno il divertimento…) spesso si nasconde nei posti più impensati (anche tra le pagine di un manuale improbabile).