I Ministri: aspettando un’Aurora Popolare

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Il tramonto delle illusioni, la luce distorta di un’aurora che non rischiara ma offusca. “Aurora Popolare”, il nuovo disco de I Ministri, è il resoconto (o la resa dei conti) delle illusioni evaporate di generazioni che si incrociano, scontrano, abbracciano e abbandonano. Una tabula rasa di narrazioni accondiscendenti, dolorose o disilluse. Non è un’opera sulla resa. ma sulla capacità di guardarsi intorno e tracciare nuovi confini. Accompagnati dal fioco baluginare di un’Aurora che potrebbe rappresentare una scintilla, la premessa di una rivoluzione che prima di diventare collettiva deve essere personale. “Aurora Popolare” è stato presentato al Monk di Roma con un mini-set live acustico che ha mostrato l’essenza nuda dei brani.

Ti senti una città, ti senti Stalingrado

Limiti tracciati nel vuoto, città interiori da difendere con tutte le armi delle quali disponiamo, apocalisse in slow-motion, terre promesse sommerse da tempeste, lapidi che ingannano chi le guarda e anche chi dovrebbero rappresentare, rabbia seppellita sotto cumuli di sabbia da stanare con metal detector, astronauti affaticati che decidono di non ritornare alla base. “Aurora Popolare”, il nuovo disco de I Ministri, non rincorre le scie dei sogni di una generazione, ma si spinge a cercare nuovi confini, nuovi orizzonti oltre all’idea di vuoto che ci è stata costruita addosso.

Nuovi orizzonti che costringono a rompere l’assedio alle nostre Stalingrado interiori e ad ingoiare l’ansia per attraversare epoche più grandi di noi. “Aurora Popolare” non è un disco che parla di politica: è un disco che parla di sentimenti, uno dei quali è proprio il sentimento politico, quella voglia di giustizia e di cambiamento con cui si cresce e che spesso si scambia proprio per la giovinezza, quel disagio che sentiamo oggi nel non poter far niente per le ingiustizie vicine e lontane, quel futuro che neanche vedremo e che comunque non sappiamo più immaginare. 

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