I Cacao Mental, tra gli alfieri della cumbia nel nostro paese e l’Orchestra Centrale di Cuneo, reinterpretano un classico della tradizione natalizia sudamericana. “Navidad de los pobres, realizzata per la Tempesta, è un’offerta di sollievo, una preghiera laica nell’auspicio di un mondo più giusto.
Navidad de los pobres: la musica di cartone che prende forma
Un teatro vuoto, musicisti che abbracciano strumenti di cartone, note di cartapesta che non trovano spazio nel pentagramma. Una tavola apparecchiata ma vuota, nessun profumo di cibo, soltanto piccoli ritagli di carta per ricordare un passato fatto di opulenza e per mettere di fronte ad un presente vacillante, incerto, instabile. I Cacao Mental e l’Orchestra Centrale di Cuneo, reinterpretano ed attualizzano un classico della tradizione natalizia sudamericana “Navidad de los pobres”.
Povertà materiale e culturale, assenza di sostentamento e vuoto morale ed intellettuale. “Navidad de los pobres” è un’occasione per riflettere sul deserto culturale, ancora prima che economico, di fronte al quale ci troviamo. Gli strumenti di cartapesta, il teatro vuoto, i musicisti che perdono le tracce della propria arte sono il simbolo di un mondo nel quale il leitmotiv sembra essere che “con la cultura non si mangia”. Un buco allo stomaco che può diventare un baratro nel quale rischiamo di affogare tutti. Il pericolo di abituarsi all’assenza di suoni e visioni, di stimoli ed emozioni rappresenta una “nuova povertà”, un deserto che minaccia di coprire quello che siamo stati ed omologare quello che diventeremo.
“Da musicisti che vivono il vuoto, abbiamo deciso di realizzare questo brano insieme, in modo corale, con l’idea di regalarlo, per rivolgere un pensiero a chi, in questi momenti difficili, patisce, ed ha sempre patito, ancora più di noi. Come in ‘Miracolo a Milano’, vorremmo che questo brano potesse essere, se pur nei suoi tre minuti di durata, come la colomba magica del film ed esaudire un sogno, per chi è lontano, per chi non può, per chi avrebbe desiderato. E soprattutto, per cancellare anche solo col pensiero il silenzio assordante che si è impossessato dei teatri e delle sale da concerto. Possiamo farlo soltanto in un modo, suonando”.
Un suono che parte da un teatro vuoto e cerca trasformare i fiocchi di neve in note musicali lasciandosi trasportare dal vento.