Giorgina Pi: senza rivolta non c’è teatro

Catarsi, rivolta, atto vitale contro la morte. Libertà. Il teatro come prospettiva “aperta” per abbracciare un mondo che rischia di chiudersi, come palcoscenico dove lo spazio fra immaginazione e realtà è sottile, sfumato, quasi impercettibile. Il teatro come atto di rivolta. Giorgina Pi, del Collettivo Angelo Mai/BLUEMOTION ci racconta la sua idea personale, civica e condivisa di teatro.

Un rito collettivo per una società viva

“Il dovere di fare rumore”, di cui parla J.L. Lagarce, che diventa una missione, l’unica possibile per urlare l’urgenza della vita. BLUEMOTION, la formazione artistica residente all’Angelo Mai di Roma, è una delle realtà culturali più “rumorose” e deflagranti in Italia. Una realtà alla quale piacciono le scommesse impossibili, come portare per la prima volta in Italia “Settimo cielo”, capolavoro di Caryl Churchill, una delle più prestigiose penne del teatro mondiale. Un azzardo “punk” trasformatosi in un successo clamoroso.

Settimo Cielo di Caryl Churchill, regia di Giorgina Pi

Giorgina Pi, una delle più importanti registe teatrali italiane, è una delle anime più rappresentative del Collettivo Angelo Mai/BLUEMOTION. Impegno civile, resistenza culturale, passione, libertà e rispetto per l’anima del teatro sono i suoi punti fermi. “Il teatro è un rito collettivo che è nato per farci vedere cose che se vedessimo nella vita normale ci farebbero inorridire e distanziare dagli altri esseri umani – spiega -. Vedere queste cose attraverso un rito ci permette tutti insieme, nella finzione, di diventare persone migliori”. Un atto liberatorio e necessario. Catartico. “Noi siamo in assoluto la società senza catarsi, per questo il teatro resta la cosa più importante per una società viva, per ridefinire i rapporti fra classi sociali, fra uomini e donne, per accettare tutto quello che ancora, follemente, non è accettato”.

Un valore profondamente propedeutico e formativo. Spirituale e corporeo. Umano.

Senza rivolta non c’è teatro

Non c’è rumore senza libertà, così come non esiste libertà senza rivolta. “Il teatro è un luogo di rivolta, se non c’è rivolta non c’è teatro”. Un termine che etimologicamente racchiude un’apertura e non una chiusura, un “volgersi verso” e non “contro”. Un atto che, per forza di cose, deve essere collettivo. “È necessario coabitare, essere in tanti – dice Giorgina -. Non si deve sottovalutare la potenza di questo atto, che è cosa ben diversa dal potere”.

Una potenza che emerge in tutta la forza rivoluzionaria in uno spettacolo come “Settimo Cielo”. Un viaggio sul palcoscenico dal tardo ‘800 fino alla Londra punk di fine anni ’70. Un percorso attraverso le codificazioni e le decodificazioni delle identità, dei generi, dell’umanità.

Una sperimentazione continua e necessaria che BLUEMOTION ha continuato a cercare portando recentemente in scena “Non non non non non abbastanza ossigeno”, sempre di Caryl Churchill.

Non non non non non abbastanza ossigeno di Caryl Churchill, regia Giorgina Pi

Uno spettacolo che dipinge claustrofobicamente una Londra del futuro, priva di ossigeno e spazi umani vitali. Una narrazione distopica, eppur fin troppo realistica. Un inno alla vita, quando tutto toglie il fiato. “Il teatro è un momento di post umanità felice, quando tutto ci fa credere che stiamo morendo. Non. Stiamo. Morendo”.
Una consapevolezza che ha il sapore di una rivolta.

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