Ilaria Viola: Se nascevo femmina

È un disco di dubbi e perplessità sulla condotta sociale universale e che ricerca e reclama un nuovo modo di rivendicare il suo essere donna. Questo album è un manifesto declinato con 8 tracce che tra dolcezza e malinconia, tra stupore e rabbia tracciano un confine tra I giochi di parole e I concetti assoluti, espliciti e mai difficili da comprendere. Se Nascevo Femmina è interamente scritto da Ilaria Viola, arrangiato dalla cantautrice insieme a Giacomo Ancillotto e con la produzione artistica di Lucio Leoni.

Non vi scrivo solo pezzi d’amore

Una voce che sembra nascere dalle più profonde viscere della terra, un occhiolino strizzato e l’ironia pungente di chi non vuole strappare una risata ma aprire flussi e coscienze.

Come scosse sottopelle, come terremoti, che demoliscono fragilità e ricostruiscono domande e riflessioni. “Se nascevo femmina” di Ilaria Viola è un atto d’amore per l’Amore stesso, per le donne e per la musica.
Un disco a tratti feroce, parole urlate, sussurrate o esplose. Già dal primo ascolto sembra palese che Ilaria non voglia essere fraintesa. Tutto è diretto, chiaro e ironico.

“Quello che mi auguro è che riesca ad arrivare la denuncia e l’insofferenza che provo nei confronti di qualsiasi tipo di discriminazione, qualsiasi tipo di condizionamento socioculturale e qualsiasi lesione della libertà, non necessariamente dichiarata, ma a volte imposta attraverso condizionamenti mediatici. È un disco arrabbiato con la nostra società che non ci consente di vivere mai nulla che non abbia un’etichetta.

Una cosa che io trovo claustrofobica. Avere una propria spiritualità, mascolinità, femminilità, promiscuità, non significa necessariamente essere buddisti, induisti, maschi, femmine, immorali. Amare un uomo e disperarsi quando se ne va non vuol dire non sapere che si sopravvive e si supera. Essere una donna non vuol dire essere una femmina. E indossare le scarpe di Chanel non vuol dire essere una femmina, o essere una donna. Vuol dire semplicemente indosso scarpe di Chanel”.

Storie, viaggi e sogni.

Un album che profuma di Storia, e che racconta “senza contegno e senza ritegno” la Musica usata come un “gatto che fa da coperta ai piedi” mentre la voce denuncia e urla ogni stortura e i fraintendimenti in cui è ingabbiata.  Gabbie che la inseguono anche quando suona o mentre viaggia in Giappone.

In quelle “vie di mezzo” che sembrano straniere c’è tutta la complessità di una cantautrice che strappa il senso delle categorie e le ricostruisce in un corale: “Io non posso scegliere, io sono tutto questo”. Un ascolto che lascia affamati e curiosi. 
Ilaria Viola, femmina senza Barbie Luce di Stelle e Tubini Chanel, senza scorciatoie o compromessi, senza categorie e generi, senza “certificato di biologicità” ci ha regalato un album senza via di scampo.

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