Il Festival delle scrittrici a Roma, alla terza edizione, si conferma come uno degli eventi culturalmente più “rumorosi” d’Italia. Con 140 ospiti e più di 70 presentazioni di nuove uscite, reading, spettacoli teatrali, laboratori kids, e Galassie, InQuiete ha accolto quasi 20.000 visitatori con una tre giorni all’insegna dell’arte e della condivisione.
Il Festival che fa rumore
La quiete può far più rumore delle urla, così come il rumore può essere più silenzioso e tranquillizzante.
Due mondi, apparentemente opposti, che si sono abbracciati ad InQuiete, il Festival delle scrittrici, organizzato dalla Libreria delle Donne Tuba e dall’associazione MIA, che per tre giorni ha invaso il quartiere del Pigneto a Roma con una non-stop di eventi, dai reading al talk, dai laboratori per i piccoli a quelli per gli adulti.
La letteratura femminile, con i suoi molteplici volti, è stata protagonista di una maratona, organizzata su due palchi, che ha coinvolto autrici provenienti da ogni dove come Pinar Selek, Feby Indirani, Miriam Toews, Kathleen Alcott o da posti più vicini come Nadia Terranova, Valeria Parrella, Simona Vinci, Lidia Ravera.

E una serie di “Galassie” hanno completato questo sistema illuminato di scambi e di crescita collettiva.
Il Festival si è chiuso con un doppio evento straripante di persone condotto da Michela Murgia, che è stata protagonista di una rilettura delle Sacre Scritture nel nome di una “Teologia femminista” e ha presentato, in coppia con Chiara Tagliaferri, “Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe“. L’essenza di questo Festival “inquieto” è racchiusa nelle parole di Lidia Ravera: “Noi donne siamo molto agitate, molto energiche, molto stanche, ma piene di voglia di riscrivere la storia con due sguardi, quello maschile e quello femminile, quindi di correggere il problema dell’universale maschile che ci ha fatte sempre sentire mancanti di qualcosa“.
L’inquietudine creativa
Una meravigliosa, vitale, energica, stimolante inquietudine che crea e mai distrugge, che contribuisce a definire mondi, rafforzare legami, che rappresenta un ponte fra il passato e il futuro. “Tutte le cose migliori nella storia delle donne sono nate da un’inquietudine – spiega Serena Dandini, che ha partecipato al Festival InQuiete presentando il libro di Chiara Valerio “Il cuore non si vede” -. Da quando la prima donna ha cominciato a non rispettare le regole imposte è cominciato un circolo virtuoso”. Un circolo virtuoso che abbraccia, ma ha anche la forza di spezzare vincoli imposti, pregiudizi, preconcetti, dogmi e fideismi. Una quiete “inquieta” che, a volte, può assumere la forma del silenzio, ma che non rinuncia all’urlo, come ci racconta Pinar Selek, protagonista di uno degli incontri più commoventi del Festival: “Dobbiamo capire quando è necessario il silenzio e quando, invece, dobbiamo fare rumore”.
Perché non può esistere quiete senza inquietudine, così come non esiste silenzio senza un rumore che lasci come scia un senso di liberazione.
*un grazie di cuore ad Arianna Bonelli per la preziosa collaborazione