Ramo, la prima graphic novel di Silvia Vanni, in arte Fantafumino, è una poetica riflessione sull’assenza e sulla ricerca di se stessi. Un libro, edito da Bao Publishing, delicato come le foglie autunnali che attendono di staccarsi dal proprio albero e potente come il vento che le trasporta in volo
Una graphic novel musicale
La scomparsa e l’assenza non hanno il potere di annullare quello che è stato, non possono cancellare i ricordi, i suoni, le melodie. Possono, soltanto, trasformare la presenza in un suo riflesso speculare e dare un nuovo nome a quello che è stato e che, comunque, continuerà ad essere. Omar non c’è più, ma c’è ancora il suo riflesso, la sua proiezione viva e vivida: Ramo.

Sono queste le premesse di Ramo, la prima graphic novel di Silvia Vanni, pubblicata da Bao Publishing. Un romanzo grafico delicato e fragile, musicale ed emozionante, denso e stratificato. Silvia Vanni racconta una storia complessa, che parla di morte, di sensi di colpa, di solitudini, di vita e di vite. Vite interrotte, vite da ricostruire come gli spazi vuoti di una casa disabitata, vite che scivolano via e vite da riabbracciare.
Un libro che ricostruisce lentamente gli spazi e lo spazio dei protagonisti e che diventa melodia. Omar-Ramo, infatti, crea una canzone per la protagonista, Altea, che prima intitola “La ragazza del tavolo 8” e che diventerà poi “Morning star”. Note che, però, non restano soltanto su pagina. La pianista Felicity Lucchesi, infatti, ha realizzato un tema sonoro dedicato al libro e da ascoltare durante la lettura. La sua “Morning star” crea un paesaggio sonoro che accarezza i volti di Ramo ed Altea e abbraccia le loro storie. I due personaggi assumono con questa composizione una rilevanza tridimensionale, uno spazio non più soltanto immaginifico, ma reale.
Altea e Ramo: una storia di vita
Silvia Vanni tratteggia delicatamente la storia di Altea e Ramo, utilizza colori tenui e linee morbide e sfumate, arricchisce le tavole di dettagli, intarsi quotidianità, particolari che rendono la storia reale e vivida. Dal punto di vista narrativo, la storia si snoda fra il presente ed il passato, con flashback che aiutano a ricomporre i pezzi di un puzzle, come fossero frammenti di vite. Perché proprio la vita, e non il suo contrario, è la protagonista di Ramo.

Ramo, infatti, non è soltanto il contrario di Omar, ma è un appiglio, una presenza (assenza) prima respinta e poi abbracciata, una spinta a farsi forza, a sorreggersi e tenersi in piedi, nonostante tutto. La semplice ragazza del tavolo 8, così verrà chiamata Altea da Omar, diventerà una stella del mattino. Capace di brillare nell’oscurità, di illuminare le proprie tenebre, di alzarsi in alto dopo essere annegata nei propri abissi. Come una melodia, perduta nel brusio di un bar, che diventa prima eco e poi danza di vita.