Storie di donne per riflettere
Storie femminili raccontate in punta di corda, arpeggi e accordi che descrivono stati d’animo e sentimenti destinati a far pensare. Le canzoni di Diana Tejera descrivono scenari delicati, intimi e consapevoli. “La musica ha una forza diretta e può creare almeno un dubbio – spiega -. La mia speranza è che le canzoni aiutino gli ascoltatori a riflettere. Mi piace raccontare la vita e le storie di tante persone, spesso si tratta di personaggi femminili”.
Secondo Diana, negli ultimi anni, il ruolo del musicista e, in particolare, del cantautore ha subito un processo di svalutazione, un depotenziamento del suo ruolo sociale e politico che rappresenta un vulnus culturale. “In questo generale bisogno di essere leggeri e popolari che sta colpendo la musica – spiega -, stiamo assistendo ad una ‘perdita di voce’ di quelle posizioni che sono più autentiche e scomode”.
Per evitare che nel magma della leggerezza a tutti i costi si rischi di perdere il valore delle parole e delle voci, Diana ha lanciato da un anno la rassegna musicale “Riprendiamoci Trastevere”, che ha la missione di dare spazio all’immenso patrimonio del cantautorato femminile. Dodici mesi di concerti ai quali hanno partecipato oltre cinquanta artiste, proponendo il proprio immaginario cantautorale. Un’iniziativa promossa con Angela Baraldi, con la quale Diana ha proposto un tributo a Nico e ai Velvet Underground.
Il valore della condivisione
Le dure leggi del mercato musicale possono essere superate grazie al potere e alla coerenza con il proprio iter artistico. “Mi ostino a fare dischi, anche se non hanno lo stesso percorso degli album che godono di una produzione importante – spiega Diana -. Sono convinta che continuando ad insistere sia possibile trovare un percorso personale e di rilievo”. Una forma di “resistenza musicale” tanto necessaria quanto spontanea. “In questi anni ho incontrato tantissimi musicisti incredibili, meravigliosi, stimolanti, che continua a produrre la propria arte, nonostante tutto. Questa resistenza è commovente”.
Il successo di “Riprendiamoci Trastevere”, che dal palco del Big Star ha invaso anche gli spazi dell’Angelo Mai e del Palazzo delle Esposizioni, è la dimostrazione che la risposta all’immobilismo musicale mainstream è data dalla voglia di mettersi in gioco, dalla necessità di creare uno spazio aperto. “La condivisione è fondamentale perché un altro problema del nostro panorama è la tendenza all’egocentrismo, la voglia di primeggiare sugli altri – continua Diana -. La musica, invece, è il contrario. L’incontro fra artisti con esperienze e sensibilità diverse permette la creazione di un immaginario completamente nuovo, diverso ed arricchente. Questa diversità fa benissimo alla musica, perché consente di attraversare strade diverse rispetto a quelle imposte per convenzione”.