Una graphic novel sincera, senza filtri, senza cesure. “Nodi”, il debutto di Fiamma Nur pubblicato da Bao Publishing, è un’autobiografia dolorosa e divertente, il racconto umanissimo dei tentativi di spostare il fango dagli occhi e di guardare il presente in faccia. Pagine che bruciano come un fuoco che non si spegnerà mai, ma continuerà a illuminare il sentiero, incendiando tutte le trappole che rischiano di farci inciampare.
La vita è un (No)Dono
Sarcofaghi che mummificano i sogni, come camere iperbariche destinate a essere osservate ma mai più riaperte; lettere che si mischiano in un gioco di dadi e che trasformano i doni in nodi senza una possibilità di ritornare alla disposizione originaria; il tempo e lo spazio, anzi, il tempo è lo spazio senza che spesso avvenga il contrario.
Fuochi fatui che pretendono (o fanno finta) di diventare incendi senza nessuna araba fenice che faccia loro spiccare il volo per un’esplosione mozzafiato nei cieli.
Cartelle perdute negli angoli di scrivanie virtuali che vengono riaperte e che spalancano le porte di un’entropia impossibile da governare. Mostri che nascono dai chiaroscuri e bianchi troppo abbacinanti per essere guardati.
Cose da salvare in caso di incendio. Cos’è da salvare in caso di incendio?
“Nodi” la graphic novel di Fiamma Nur pubblicata da Bao Publishing, è un percorso doloroso, ironico, divertente, poetico nella vita dell’autrice e nel suo tentativo di districare quei Nodi che la stringono come un cappio e si trasformano in un buio che parla con la sua voce.

Fiamma è questa cazzo di armatura!
Piccole trame cardiache che nel tentativo di creare legami, ponti, di moltiplicarsi ancora e ancora, si sfibrano, si separano e diventano Nodi, cappi al collo delle arterie, fango su una spugna che non riesce ad assorbire più niente e si richiude su se stessa.
E questi Nodi si continuano ad aggrovigliare, come un’immensa geografia tessile, assumono vita e forma autonoma, ombre nel buio, sussurri che spingono ad andare falsamente in avanti quando la strada si consuma e diventa un immenso strapiombo. “Esercitare la vita come si svolge un compito, assegnato da me stessa[…]. Fiamma dolce, Fiamma Dura, Fiamma è questo cazzo di armatura![…]. Fiamma è nel punto morto del suo mondo, non sa come cazzo c’è finita, non doveva andare così la vita”.

L’unico modo per districarsi da quest’enorme matassa è non farsi soffocare e spegnersi, ma farsi spazio fra i fili e cercare il fuoco, al costo di perdere tutto (tranne se stessi). Un viaggio nei propri demoni interiori che potrà condurci (come Lucifero) verso una luce ardente perché “le fiamme all’inferno il fuoco se lo portano da casa”. Bruciare tutto per non diventare cenere di se stess*. Districarsi per salvarsi, assumere la consapevolezza della preziosità di un sogno. Diventare combustibile della propria anima e non dissolverla per autocombustione. Fiamma che si salva. Fiamma che ci salva e tende la mano.
“Anche se nata male sono da salvare, non voglio scivolare più” (Prozac+).