Il noir come specchio di una realtà nascosta, dolente, sincera. Il sangue che schizza e pulsa sotto pelle, che disegna la geografia di corpi vivi e di anime infuocate. Nessuno in Italia, riesce a descrivere il nostro mondo attraverso il suo lato oscuro come Maurizio De Giovanni. In occasione del debutto su Rai 1 delle serie ispirate alla sua Gelsomina Settembre ed al Commissario Ricciardi, riproponiamo un’intervista realizzata qualche mese fa e un intervento commovente in occasione del Festival della Letteratura Insieme lo scorso settembre. Parole attualissime che descrivono il legame fra il noir e la nostra vita
Maurizio De Giovanni: il noir deve raccontare quello che scorre al di là dei tombini
“Il romanzo nero deve raccontare quello che scorre al di là dei tombini sotto una strada apparentemente pulita. Noi percorriamo certe distanze convinti di vedere tutto quello che c’è da vedere, ma dimentichiamo che sotto di noi naviga tutta un’altra realtà che esiste e nascondiamo al nostro sguardo”.
Il noir è un romanzo che attinge dalla strada, che fugge da ogni possibilità di abbellimento. Anche se…il confronto fra romanzo nero è realtà è destinato a vedere sempre il primo perdente come aggiunge De Giovanni: “Se uno scrittore decidesse di andare in rivalità con la realtà non potrebbe scrivere più. Il reale è protagonista di storie assolutamente impossibili da seguire e da capire, storie di una violenza e di una durezza talmente brutale che sarebbe impossibile immaginare per ogni scrittore. Battere la realtà è quasi impossibile, credo che rivendicare l’invenzione sia la cosa migliore per uno scrittore”.
Le donne? Sono migliori e più definitive degli uomini
Attraverso il personaggio di Mina Settembre De Giovanni è riuscito a creare una nuova prospettiva narrativa, portando al centro del proprio immaginario un personaggio persino più complesso di Ricciardi o dei protagonisti dei Bastardi di Pizzofalcone. “L’elemento femminile nei noir va trattato con estrema delicatezza. Le donne dei miei romanzi hanno questo spessore perché credo che sia molto realista prendere atto che le donne siano meglio degli uomini. Sono migliori nella coerenza, nella presunzione di dolcezza, sono migliori nell’acutezza, nella pertinacia, nel resistere all’interno di un sentimento. Gli uomini sono più piatti e più elastici, le donne sono più definitive”.
L’odio non è un’opinione accettabile
I romanzi di De Giovanni sono intrisi da sentimenti contrastanti. L’amore cerca di trovare luce in una cappa d’odio che spesso rischia di soffocarlo. Sentimenti che i protagonisti cercano di comprendere ed ascoltare. Un ascolto necessario che si riflette anche nella realtà. “Spesso tendiamo a dimenticare l’importanza dell’ascolto e dell’apertura. Siamo l’epoca dei social, quella nella quale l’odio è accreditato come un’opinione. L’odio ormai è trattato come se fosse un’opinione accettabile. Io credo che, in una condizione tale, sia molto giusto portare avanti un’istanza culturale di diversità. Un’istanza plurale che abbracci l’accoglienza, l’apertura e la presenza”.
Occorre far rumore creare connessioni, per instaurare rapporti e legami. “Il rumore è una necessità, il silenzio non esiste, il rumore va interpretato. Il rumore può essere una musica o un urlo di dolore. L’interpretazione del rumore è una modalità di interazione con il resto dell’umanità”.