“SOS”, il primo disco di Ciao sono Vale pubblicato per Honiro Ent, è un inno alla “rivolta” personale, un manifesto generazionale intimo e durissimo. Un album che, nelle sue influenze rap ed alt-pop, rappresenta un manuale di salvezza per le anime allo sbando. Per tutti noi.
Ciao sono Vale: “Save our souls”
Salvate le nostre anime. Dalle voci in delay che vorrebbero convincerci di essere quello che non siamo. Salvatele da quegli specchi che riflettono una parte di noi ormai morta. Dalla schizofrenia assassina del nostro io. Salvatele da un rumore e da un dolore che spesso sfuggono ad ogni tentativo di interpretazione. Salvatele con la musica, con la rabbia, con la consapevolezza. Con una rivolta personale necessaria per schiodare il corpo e l’anima da tutto quello che può paralizzare. Ciao Sono Vale, con il suo primo disco SOS prodotto da Matteo Costanzo, realizza un manifesto di “umana resistenza ed esistenza”, una testimonianza dolente e dolorosa, un inno alla necessità di cambiare solo per restare se stessi.
“SOS parte come in manifesto della mia scrittura di getto, personale, di pancia. L’acronimo “Save Our Souls” vorrebbe essere uno slogan a nome della mia generazione, ma anche di persone più piccole e più grandi. Vorrei portare avanti degli ideali che, soprattutto in questo periodo storico, si stanno lasciando un po’ andare. Penso alle discriminazioni di ogni tipo che possono colpire tutti a prescindere dall’età”.
L’assenza della garanzia di un futuro diventa il fuoco per una “rivolta interiore”, per uccidersi e rinascere, per mettersi a nudo, per smettere di fingere. “Le persone non riescono ad identificarti come quello che sei per davvero, perché hanno degli schemi, dei preconcetti. Io non ce la farei mai ad essere chi non sono. Per me la rivolta è dire ‘io prendo quello che sono e lo porto avanti’ senza aver paura di nulla”.
I’m paralyzed
La paura di una paralisi, di restare ingabbiata in un loop sonoro, in una gabbia senza finestre e senza aria. E la forza di allargare le sbarre, di oltrepassarle e guardare dentro la gabbia.
I testi di Ciao sono Vale raccontano la sua storia r-esistente. “Fin da quando avevo nove anni ho sofferto di attacchi di panico e depressione. Quindi già da piccola ho sviluppato questa percezione del mondo che mi porta a soffrire di determinate cose e ad essere più concreta ed interessata alle cose che mi fanno soffrire – ci racconta -. Ci tengo molto ad esprimermi in questa maniera perché spero che la gente che ha le stesse problematiche possa ritrovarsi nella mia musica e dire ‘cacchio, allora c’è un appiglio, c’è qualcuno che ce la fa lo stesso e allora perché non ce la posso fare anche io?’. È questo lo scopo della mia musica”.
Il bullismo e la musica come salvezza
E le voci in delay spesso sono urla, insulti, invettive, impossibili da cancellare, che lasciano sulla pelle segni molto più profondi di qualsiasi tatuaggio. “Per tantissimi anni ho sofferto di bullismo, sia fisico sia mentale. Le persone mi hanno massacrata ho avuto dei periodi in cui non riuscivo a trovarmi, non riuscivo a capire cosa facessi in questa terra, non riuscivo neanche più ad andare a scuola”. Un male esorcizzato attraverso la musica, attraverso parole incastrate ed avvolte nelle note
“La musica è uno sfogo, è incredibile, più di tutti gli antidepressivi, più di tutti i farmaci. Mi è capitato tantissime volte di essere in preda agli attacchi di panico, mettere la mia canzone preferita e in due minuti ritornare me stessa. Per me la musica è proprio un’ancora di salvezza”. Come un SOS che raggiunge il destinatario.