Intervista a La Rappresentante di Lista: corpi e anima

Musica per il corpo e l’anima

Una ricerca corporea che attraversa l’anima, parole e musica che si avvolgono e diventano elemento anatomico autonomo. La Rappresentante di Lista è un progetto unico nel suo genere nel nostro paese

Teatro, musica, poesia e prosa si fondono nella voce di Veronica Lucchesi e nella chitarra di Dario Mangiaracina. I live del gruppo, in una forma di celebrazione collettiva, sono l’occasione per rendere il palco un ponte verso il pubblico.

Le parole, come una sorta di terapia di gruppo, diventano lo strumento per riflettere su corporeità e spirito, limiti e oscurità del nostro tempo. La canzone simbolo di “Go Go Diva”, “Questo corpo”, è un inno al corpo come entità autonoma, che diventa significante quando si sposa con la testa. “Quando parliamo nei nostri testi e raccontiamo di alcune parti del corpo che sembrano scricchiolare, frantumarsi, in qualche modo queste creano una sorta di liberazione – spiega Veronica -. Il fatto che, ad un certo punto, il tuo corpo ti fa accorgere di quelle sensazioni è già un atto rivoluzionario”.

Una rivoluzione consapevole e, proprio per questo, espressione di totale libertà. La Rappresentante di Lista crea una sorta di ‘personalizzazione’ degli elementi protagonisti delle proprie canzoni. La bomba, la tenerezza, gli alibi, una volta cantati da Veronica, diventano elementi dotati di vita propria. “Ultimamente abbiamo riflettuto su come l’anatomia, le parti del nostro corpo, possano essere come delle piccole entità a sé stanti, indipendenti – continua Veronica -. Mi piace pensare che se racconto di alcuni occhi che piangono, immagino che questi occhietti abbiano le loro gambe e le loro braccia e siano una parte di me che in qualche modo va in contrasto rispetto a quello che l’interezza del mio corpo vorrebbe manifestare”.

La musica è uno spazio libero

La dimensione live è essenza vitale per un gruppo come La Rappresentante di Lista. Basti pensare a una canzone come “Guardateci tutti” che sul palco diventa l’occasione per una corsa sfrenata, liberatoria e catartica, una presa di coscienza dell’essere “fradici di gioia” che coinvolge tutti gli spettatori.

“Crediamo nell’idea che una canzone appartenga a chi la ascolta – dice Dario Mangiaracina -. Ci stupisce che chi viene a raccontarci cosa ha pensato, sentito ed immaginato di una canzone spesso ci restituisce qualcosa che a volte è anche molto lontano da quella che era stata la nostra prima idea di quella canzone. Questo significa che la musica rappresenta uno spazio libero nel quale è possibile trovare rifugio”.

Veronica e Dario credono nel potere rivoluzionario della musica, nella possibilità che questa possa rappresentare ‘un’anima per cercare la propria anima’. “Ogni elemento che canto ha una piccola anima che in me crea un cortocircuito, un impulso e anche un rumore – dice Veronica -. Se iniziassi ad ascoltare quella piccola animella che si sta sviluppando dentro di me molto probabilmente sarebbe il primo atto rivoluzionario che potrei fare”.

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