Meg per festeggiare i trenta anni di carriera ha condiviso una stessa canzone con tre diversi volti. “Maria” è un inno alla libertà e alla resistenza che diventa anche una dolcissima nenia nella versione di Carmine Iuvone. Una liberazione che passa necessariamente e inequivocabilmente attraverso noi stess*
Essere se stess* come atto rivoluzionario
Maria è una danza quasi tribale, un tappeto sonoro sincopato che ci conduce “mano nella mano” su un tapis roulant scoseso.
Maria è uno slow motion di pensieri, come un flusso di coscienza meditato e intimo.
Maria è un arco che stride fino a diventare una dolcissima melodia, fino a ricongiungersi con il ritmo del sangue che scorre.
Maria è una, ma ha tre volti, è cangiante e sfumata, sfuggente e sinuosa, delicata e lacerante.
“Maria”, il nuovo ep di Meg, declina uno stesso brano in tre versioni differenti (Vesuvia Sound System, Ze in the Clouds e Carmine Iuvone).


Maria è soprattutto un inno alla libertà e alla liberazione attraverso l’autodeterminazione e il senso di comunità, mediante quel singolare che necessita di un plurale per trovare il proprio senso nel cammino. “In questo folle mondo unite resistiamo” rappresenta un sussurro urlato, un’invocazione a una (r)esistenza collettiva e collettivizzante. “In un mondo che ti costringe ad essere diverso da ciò che sei, essere se stessi è il più grande atto rivoluzionario”. Così come non esiste mai una sola versione di uno stesso brano, MEG ci ricorda di come non siamo creature monolitiche, bensì anime complesse e in costante evoluzione, alla ricerca di nuove versioni di noi stessәin un viaggio circolare in cui ogni fine coincide con un nuovo inizio. E l’inizio comincia sempre da noi, dalla nostra capacità di “sentire” la realtà e provare a cambiarla mostrando tutti i propri volti.