Melissa Panarello ha presentato al Monk di Roma “Cuori arcani”, il suo ultimo romanzo edito da Mondadori. Nel corso del talk con Ilaria Gaspari, organizzato dalla Libreria Tlon, l’autrice ha raccontato la genesi del libro, il suo legame con l’adolescenza e la sua idea di arcano.
Con “Cuori arcani” mi sono riappropriata dell’adolescenza
Un futuro impossibile senza il presente, un presente non tracciabile senza il passato. Il labile margine fra volontà e necessità, realtà e magia. “Cuori arcani” di Melissa Panarello è un romanzo che parla al tempo del tempo, che si fa specchio del futuro osservando la cornice del passato. Uno “young adult” arcano, misterioso, brutalmente sincero nel descrivere quell’età di passaggio fra l’adolescenza e la vita adulta. “Con questo libro è come se mi fossi riappropriata di un’adolescenza che mi sono strappata – racconta Melissa -. Una fase dell’esistenza che rappresenta un momento di penombre e paure. Tutte cose che non avevo mai esplorate. All’inizio avevo molta paura di raccontare un mondo che per motivi anagrafici non mi appartiene più”.
Un mondo che, a differenza degli altri romanzi della Panarello, non si confina fra le mura domestiche, non cerca il calore (o il freddo) di una stanza, ma si affaccia all’esterno, urla tutto il proprio ancestrale desiderio di vita. “Mi sono sempre definita una scrittrice da interni, mi sono sempre spinta poco all’esterno – spiega Melissa -. In questo libro ho fatto un’esperienza diversa: ho raccontato tanto la realtà esterna perché i protagonisti del romanzo sono adolescenti e un’anima indomita adolescente non può essere confinata in casa”.
E mentre accompagnava in un percorso di crescita i ragazzi di “Cuori arcani”, Melissa si è resa conto di essere maturata con loro: “Sono cresciuta e ovviamente con tantissime cose mi sono pacificata, tanti toni si sono smorzati e oggi è rimasto il divertimento – ci racconta -. Mi sono divertita a scrivere questa storia, mentre per realizzare i romanzi precedenti ho sofferto di più. Forse è per questa ragione che nelle altre opere prevaleva la rabbia”.