La morale non scontata delle favole
“Tutte le storie sono vere nel momento e nel modo in cui decidiamo che lo sono”. E Fiabe, miti, storie e favole hanno un punto in comune: servono a stendere una coperta che ci protegge e rassicura, conforta e riscalda.
Nadia Terranova, finalista del Premio Strega con lo straordinario “Addio Fantasmi”, nelle sue opere ricerca la radice dei miti, il senso delle favole, l’essenza dell’essere umano. Una narrazione figlia di una terra, la Sicilia, che si ‘regge’ su immagini e personaggi mitologici, che si bagna nella memoria fantastica e nella ricerca di un senso ulteriore – soprannaturale e al tempo stesso laicamente divino – alla propria esistenza.
In un’opera come “Omero è stato qui” Nadia Terranova umanizza leggende raccontate di bocca in bocca e riesce a descriverle in una nuova, originalissima, chiave. “Le favole hanno sempre una morale, nella quale ci si può identificare in molti modi possibili – spiega -. Non è detto che la morale di Cappuccetto Rosso sia di uccidere un lupo, perché come abbiamo visto negli anni i lupi possono essere animali simpaticissimi. Quello che ci insegnano i miti e gli eroi è la capacità di oltrepassare la sfida dell’essere umano. Se il dio nasce divinità, e quindi è naturalmente plus-umano, l’eroe è chi nasce uomo e vuole oltrepassare i propri limiti”.
Le storie narrate da Nadia rappresentano il mondo perché in piccola parte aiutano a cambiare il mondo e a renderlo un luogo più rassicurante. Leggende trasmesse oralmente che rappresentano il nostro lasciapassare per l’immortalità, il nostro modo di aggirare la morte. Perché forse Omero non è mai esistito, ma almeno una volta le sue storie lo hanno reso per noi immortale.
L’eroismo dell’arte
Le leggende, le narrazioni eroiche, i miti, le favole, sono tracce di una morale, di un’etica che dovrebbe essere un punto di riferimento per le azioni umane. Ma qual è il più alto atto di eroismo del quale possiamo renderci protagonisti oggi? Nadia non ha dubbio: l’arte. “Si tratta della cosa più eroica che esiste, perché permette di essere chiunque in qualsiasi tempo, in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo. Mentre leggiamo, scriviamo e creiamo, siamo eroi. Sempre”.
Atti di umana resistenza contro l’imbarbarimento, contro l’omologazione. Atti di “puro rumore”, a volte disturbante, ma proprio per questa ragione necessario. “Il rumore mi ricorda che io non riesco a stare al riparo. La lontananza dal rumore, dalla distorsione, è quasi disumana. Il rumore umano è una scintilla imprescindibile”. Perché come dice in “Addio Fantasmi”: “Nessuno è vivo – tutti noi siamo soltanto: ancora vivi”. Ed è in quel “soltanto” che si apre lo spazio per il rumore vitale dei miti e degli eroi.