La collezione PE21 presentata da Francesca Cottone ad Altaroma nasce da una riflessione intima e personale sull’essenza dell’umanità. Un’umanità libera, multiforme, priva di ogni steccato culturale, sociale, estetico. Un’estetica che non può trascendere dall’etica, ma che ne diviene parte integrante.
Francesca Cottone: nessuna etichetta potrà mai delimitare l’umanità
Forme che definiscono senza imbrigliare in definizioni, che avvolgono e stringono prescindendo da recinti estetici o diktat etici. Vestiti che si adattano a queste forme e non viceversa. Che attraversano fluidamente i corpi e gli spazi, senza argini, senza limiti preconcettuali. Francesca Cottone nel corso di Altaroma ha presentato una collezione in grado di abbandonare ogni definizione di genere, ogni recinto verbale e mentale.
Una sfilata in cui l’attributo “human” è l’unico in grado di descrivere le creazioni della stilista marchigiana. “Cerco di schiacciare le etichette, ossia tutto quello che ci costringe per forza a dire cosa siamo. Siamo persone, esseri umani, è questa l’unica definizione possibile – ci racconta -. In quest’ultimo anno ho cercato di togliere tutte quelle tende che la società ci attribuisce per abitudine”.
Anche gli abiti trascendono da una categorizzazione di genere. Riassumono il ruolo di “oggetti” che assumono la fisicità e la forma di chi li indossa. “La sfilata di oggi è il risultato di un percorso interiore, di un’autocritica: voglio abbattere qualsiasi limite – indotto o autoindotto – che possa farmi percepire la realtà per categorie che non esistono”. Il fashion diventa così uno strumento politico ed etico, sociale ed intellettuale: “La moda non fa la società, è la società che fa la moda. Il fatto che si stia parlando di abbattere queste etichette di genere è un salto in avanti molto positivo. E io, a 29 anni, voglio essere parte integrante di questo processo di cambiamento”.
Gallery fotografica a cura di Mario Rinaldi