Galil3o: “Volevo fare un disco”, un sogno che diventa realtà

Un desiderio espresso fin da bambino, quando tutti i coetanei sognano di diventare calciatori o astronauti. La musica come un percorso di libertà per scoprire se stessi. “Volevo fare un disco”, l’album di esordio di Galil3o distribuito da Artist First e realizzato per kuTso Noise Home, fin dal titolo è un manifesto umano del suo autore, una dichiarazione d’intenti rispetto alla vita e alla necessità di parlare attraverso l’arte. Un quadro espressionista nel quale lo sguardo si posa delicatamente sulla realtà senza mediazioni e la racconta senza filtri, con una sincerità disarmante.

Un’opera indie-pop nel quale si alternano brani riflessivi come “Motel” e “L’uomo di Da Vinci” e pezzi più scanzonati come “Francesco (esci tutte le sere)” e “QuasiMai”. Ma anche le canzoni in apparenza più “leggere” nascondono un “doppio fondo” denso di significati. Come uno scrigno apparentemente leggero, ma ricco di tesori.

Quando da piccolo mi chiedevano cosa volessi fare da grande, io rispondevo: ‘Vorrei fare un disco!’ E oggi, che ancora non so cosa voglia dire in fondo ‘esser grandi’ ho coronato questo mio piccolo grande sogno. Ho pensato molto a come chiamare il nuovo lavoro, a come poter racchiudere in modo sensato la mia musica, le mie parole, il mio mondo, e mi son detto che ‘volevo fare un disco’ sarebbe stato perfetto. Quattro semplici parole che descrivono il percorso fatto per arrivare fin qui… otto canzoni che parlano della mia vita, un po’ come se fosse un’autobiografia. Non è stato facile, si percepisce, ma questo disco racconta i miei sogni, le mie abitudini, il mio quartiere e la mia città. I miei momenti di solitudine, i miei dolori e le mie più grandi incazzature, i miei amori, le mie amicizie, le mie serate e i miei viaggi. I miei concerti, le mie note, i miei sorrisi. Ho cercato di metterci tutto me stesso perché penso che solo così chi lo ascolterà mi potrà conoscere e, se lo ascolterà con attenzione, riconoscersi”.

Un disco “pop” nel senso più puro del termine, che vuole parlare a tutti, vuole essere accessibile nel suo diventare racconto di una quotidianità condivisa. Ed è questo uno dei punti di forza di Galil3o, raccontare se stesso e al tempo stesso descrivere tutti noi. Nelle nostre fragilità ed insicurezze, ma anche nelle nostre piccole gioie quotidiane. Perché se è vero che “le cose belle non capitano quasi mai”, a volte invece accadono. E questo disco ne è l’esempio



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