Paure e desideri, dominare le rovine come una regina invece che assistere inermi allo sfacelo. Occhi che sostengono i pezzi di cuore trasportati dal vento. Ed un “Ciao, ciao” che risuona con tutto il corpo.
Mani, piedi, petto, cuore, gambe, culo ed occhi che rompono tutte le vetrine e si trasformano in un’onda irrefrenabile.
La Rappresentante Di Lista ha portato sul palco del Festival di Sanremo con “Ciao, ciao” una danza che diventa una giostra perfetta per ricostruire un mondo diventato macerie. L’accettazione delle proprie insicurezze e della propria fragilità come viatico per una rinascita ed una nuova vita. Quella “Vita” già cantata nel precedente Sanremo che invitava a schierarsi con “quel sei felice o sei complice”. E oggi la scelta di non essere complici della fine del mondo passa per una danza funky che celebra il corpo, in tutta la sua pienezza, in tutta la sua incompletezza. In tutta la sua perfetta imperfezione.
“Ciao, ciao” a tutto quello che è stato. “Ciao, ciao” ai nostri pezzi fragili. “Ciao, ciao” ad una giostra perfetta dalla quale è necessario scendere per assisterne all’impatto.
“Ciao, ciao”. Come auspicio di riguardarsi con occhi nuovi e ricucire i propri frammenti mentre si riannodano i fili del mondo.