Un disco che ha aperto moltissime strade, un inizio rabbioso e struggente, malinconico e tossico. “Canzoni da spiaggia deturpata”, il primo album de Le Luci Della Centrale Elettrica, ha rappresentato una sorta di anno zero per l’indie italiano. Tutto quello che è stato prima sembrava cancellato e tutto quello che è venuto dopo appariva spingersi sui sentieri solcati dal Vasco Brondi. E proprio questo (capo)lavoro è stato portato eccezionalmente in tour quest’anno in una serie di eventi sold-out che si sono chiusi con il doppio live a Ferrara Sotto Le Stelle.
Portami a bere dalle pozzanghere
Cosa abbiamo raccontato ai figli che non abbiamo avuto di quei cazzo di anni zero?
Abbiamo raccontato di un quadro di periferia urbano, nel quale le tinte pastello si confondono con le luci artificiali.
Abbiamo raccontato di un ragazzo con i capelli nerissimi che correva a perdifiato su quella che sembrava una spiaggia, ma in realtà era un residuo industriale.
Abbiamo raccontato di come ci siamo abbeverati dalle pozzanghere quando avevamo sete di vita.
Abbiamo raccontato di notti atomiche che ci hanno fatto da ninnananna e di eserciti tossici che invidiano il fumo delle ciminiere.
Abbiamo raccontato di gatti con l’Aids e di altri fuggiti dai condominii, di incubi di pesci rossi, di sigarette accese con i fulmini e di trucchi lavati via da nuvole cariche di pioggia.
Abbiamo raccontato di angeli che ci pisciano in faccia senza scrupoli , di madonne bulimiche e anoressiche e di scrigni che cercano di far coesistere cuori e tumori.
Abbiamo raccontato di brigate erose al bar, di lotte armate immaginarie, di tram sarcastici.
Abbiamo raccontato di gigantesche scritte Coop che oscurano la vista, dei CCCP che non ci sono più e non potevamo immaginare che i CSI forse ritorneranno
Abbiamo citato Boris Vian raccontando di chi frequentava l’università e di chi, invece, decideva di impiccarsi in un garage.
Abbiamo raccontato di cieli seriali, di ansie planetarie e di lune storte.
Abbiamo raccontato di tour serali per andare a vedere Le Luci Della Centrale Elettrica. E restarne accecati.
Abbiamo raccontato quello che hanno rappresentato gli Anni Zero e di come la musica abbia salvato piccoli attimi della nostra vita.
Abbiamo raccontato di un ragazzo giovanissimo con una chitarra graffiata davanti a 20 persone e delle sue urla, come se gridasse al mondo intero.
Abbiamo raccontato di lui. Abbiamo raccontato di noi.
E dopo aver avuto la gola secca per tutte queste parole siamo tornati a bere piogge acide dalle pozzanghere. E per ora la chiameremo felicità.