Lo spettacolo teatrale scritto ed interpretato da Ottavia Bianchi con Giulia Santilli, Patrizia Ciabatta e Flaminia Cuzzoli mette a nudo i nodi dei legami familiari. Sul palco dell’Altrove Teatro Studio Le sorellastre hanno dato vita a una complessa rete di dinamiche umane fatta di menzogne, miserie e pena. Un dramma che, fra sorrisi e molti nodi in gola, ha il sapore acre di una resa di conti che diventa una dichiarazione di fragilità
La famiglia perfetta non esiste
Una bara ancora aperta, un gioco da tavolo nel quale le pedine rappresentano le vite umane, un caffè troppo amaro e un albero di Natale raffazzonato. La verità che diventa un alibi e la menzogna che si trasforma nel tessuto delle dinamiche umane. Le sorellastre, scritto ed interpretato da Ottavia Bianchi, è una radiografia (o forse un’autopsia) della famiglia italiana. Una dramma che diventa farsa per ritornare ad essere tragedia che sviscera ed eviscera i rapporti familiari.
Le quattro sorelle del titolo interpretate dalla Bianchi (Emma), da Giulia Santilli (Emilia) da Patrizia Ciabatta (Ughetta) e da Flaminia Cuzzoli (Elvira) sono costrette ad una resa dei conti delle loro vite e dei loro rapporti dopo la morte della madre. La stanza con una bara ancora aperta si trasforma in un campo di battaglia, un tribunale senza innocenti e con molti colpevoli. “Questo spettacolo si rivolge a tutti, perché tutti hanno una famiglia – spiega Ottavia Bianchi -. Sarebbe bello se esistesse un modello familiare perfetto, ma non è così. Questo dramma ha la funzione di lavare i panni sporchi della famiglia in pubblico”.
Una sorta di presa di coscienza collettiva che coinvolge gli attori, ma anche il pubblico. “ Le quattro protagoniste del testo hanno perso lo status di sorelle e sono ora divise da un muro invisibile fatto di silenzi, non detto, imbarazzi – spiega il regista Giorgio Latini – . Per rappresentare al meglio questa condizione le attrici hanno cercato di creare una sorellanza il più realistica e veritiera possibile”.
Quattro sorellastre e una bara
Una bara, un gioco dove non è ammesso nessun vincitore, parole come coltelli lanciati contro le schiene. Le sorellastre ha il sapore delle più aspre commedie all’italiana, un retrogusto di cianuro che anestetizza ogni sentimento, ogni emozione. Eppure, tutte le attrici hanno portato sul palco una parte della propria esperienza di vita. “È quasi più difficile fare un personaggio di questo tipo piuttosto che un personaggio distante – spiega Giulia Santilli -, perché per un personaggio distante tendi a metterti in costume, quando invece porti in scena qualcuno che ti è vicino, esponi tutte le tue debolezze, ti metti in mutande davanti al pubblico”.
Patrizia Ciabatta interpreta Ughetta, la sorella che fa da snodo alla vicenda, che interiorizza, per poi esteriorizzare, il dramma familiare: “In questo spettacolo ho lavorato tantissimo sui piani d’ascolto – spiega -. Come attrice ho assorbito tutta l’energia delle altre e mi sono fatta investire da questa carica emozionale”.
E se salvarsi significa a volte fuggire, l’emblema di questa scelta è Elvira, interpretata da Flaminia Cuzzoli. “Il punto di vista del mio personaggio è sicuramente il più rassicurante per il pubblico. Elvira è la prima che si è allontanata da queste dinamiche e crea una sorta di rispecchiamento con gli spettatori che possono pensare ‘lei è una che ce l’ha fatta a liberarsi della famiglia’. Offre una via di fuga”.
L’unica via di fuga vera, però, è offerta dal dialogo, anche quando questo si trasforma in urla, calci e pugni. Perché per sciogliere il cappio della famiglia occorrono più mani e più occhi disposti a guardarsi e, per una volta, dirsi la verità.