Elliott Smith – Going Nowhere: la ballata del grande niente

Flash. La cerimonia degli Oscar, una figura esile e palesemente fuori contesto che canta la sua “Signora Miseria” guardando nel nulla attraverso il nulla. Flash. Una cameretta scura, lenzuola che non riescono a proteggere un bambino dal mostro che gli si avventa ogni notte alle spalle. Flash. Una nuova città, l’alcool, la musica come occasione per fuggire e ritrovarsi. Flash. Ancora l’alcool e l’eroina, per digerire i frammenti di un’esistenza che non segue alcuna rotta perdendosi in milioni di strade senza nome. Flash. Il successo e la morale che si feriscono, fanno a pugni sulle scorie di un essere umano che ha scelto di perdere e perdersi.

“Elliott Smith – Going Nowhere” è la graphic novel di Holdenaccio realizzata per Bao Publishing che attraversa la vita del cantautore statunitense e la sua interiorità distorta, frammentata, trasparente. Il tratto ora duro e quasi didascalico, ora malinconico e cesellato, si immerge nei meandri dell’anima di Smith e della sua fragilissima musica.

“Me ne sono sempre fottuto del successo, io volevo solo stare bene, cazzo”, dice il cantautore mentre ricorda la cerimonia degli Oscar (era in lizza nella categoria miglior canzone per un film come “Good Will Hunting”). Una lotta interiore che è anche il topos principale del fumetto. Un’opera in grado di dare una nuova tridimensionalità non soltanto alla vita di Smith, ma anche alle sue canzoni.

“In un mondo ossessionato dal conseguimento del successo personale, dall’individualismo, dalla prevaricazione, scegliere di perdere è la scelta più ovvia da perdere”. E Smith diventa bandiera di questa scelta, emblema di una perenne sconfitta che non prevede una resa ma solo una disfatta. Holdenaccio riesce a restituire con sincerità e schiettezza questa sconfitta, senza nessuna indulgenza per i lettori, ma con una tenerezza infinita per Smith, per il suo diventare puzzle di se stesso. Un andare da nessuna parte che ci conduce nel baratro di un’anima di vetro.

“The steps made a pattern
I’d never seen.
I felt like a kid of six or seventeen.
I was off in some empty day dream,
Going nowhere”

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