Ritornare agli eventi live, riprendere spazio con i corpi, guardarsi negli occhi, veder guarire le ferite e immaginare nuovi cerotti e salvezze: la Festa della Filosofia, organizzata da Tlon al Monk di Roma dal quattro giugno all’uno luglio, ha aperto le voci su quello che stiamo osservando e anche sulla ricerca di una salvezza che riesce a crescere in un contesto che resiste alla desertificazione umana e sociale. Un cerotto con un QRcode, per esplorare altri mondi, un album di figurine con doppioni per poter raccogliere e scambiare vita. Per tornare a connetterci.
Un invito a non distogliere lo sguardo davanti a ciò che corrode le nostre fondamenta. Un intento ribadito da una frase simbolo di Hölderlin: “Dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva”.
La nostra umana sottigliezza e la necessità di rifiutare i modelli
Un’umana sottigliezza, quasi epidermica, che elimina ogni filtro fra interno ed esterno, anima e mondo; la necessità di rifiutare modelli precostituiti e di raccontare non soltanto la luce, ma anche – e forse soprattutto – l’ombra. Sono questi alcuni dei temi toccati nel corso della prima giornata della Festa della filosofia organizzata da Tlon al Monk di Roma. Fra i protagonisti dei talk condotti da Maura Gancitano ed Andrea Colamedici ci sono stati Niccolò Fabi e Teresa Ciabatti.
Il cantautore ha raccontato della sua fragilità della sua assenza di protezione fra il proprio io interiore e l’esterno: “Percepisco la sottigliezza della mia epidermide come assenza di filtro fra me e quello che mi circonda. Mi fanno paura gli esseri umani che non si espongono, che non hanno voglia di comprendere”.
La candidata al Premio Strega Teresa Ciabatti, parlando del suo ultimo lavoro “Sembrava bellezza”, ha spiegato come il ruolo dello scrittore sia quello di combattere modelli imposti e guardare agli spazi intermedi e alle zone d’ombra. “I ruoli non sono fissi, vittima e carnefice possono essere contenuti nella stessa persona, nominarli e riconoscerli è un passo enorme. Per me è fondamentale raccontare l’ombra, i lati miseri dell’essere umano. Penso sia profondamente femminista poter raccontare tutte le possibilità di essere ragazza ed essere donna, possibilità che comprendono anche lati di miseria”.
Una miseria dalla quale è possibile emergere, per guarda la salvezza con occhi nuovi ed immacolati.