I Ministri: tutta la rabbia di cui abbiamo bisogno

I Ministri ritornano sulle scene con “Peggio di niente”, il nuovo singolo realizzato per Woodworm/Universal prodotto da Ivan Antonio Rossi.

Una canzone arrabbiata che descrive e racconta il tempo che stiamo vivendo senza nessun filtro, senza facili dietrologie.

Un inno al sentire dolore rispetto a tutto quello che abbiamo perso e stiamo continuando a perdere.

Nessuna rassegnazione, nessun irreale ottimismo. Una verità.

Perché c’è un niente, ma non è il peggio che possiamo guardare.

Dove abbiamo messo tutta la nostra rabbia?

Le chitarre dell’intro graffiano le orecchie. Come un rumore sordo che non siamo più abituati ad ascoltare.

La voce di Divi è dura, in un crescendo disperato di chi cerca ascolto.

Ascolto, una parola che abbiamo dimenticato in questo periodo di trasformazione globale.

Un anno e mezzo passivo ci ha reso sordi alle emozioni. Aperti alle retoriche dell’ “andrà tutto bene”.

Saldi alla forzata ironia dell’ “andava tutto bene”.

Incapaci di ascoltare, bloccati nel guardare, mal disposti a maneggiare tutto il dolore e la rabbia che abbiamo fatto finta di non provare.

Rabbia.

Abbiamo dimenticato di provarla. E quando lo abbiamo fatto ne abbiamo provato vergogna.

Quella rabbia che ci permette di cogliere le sfumature fra giusto e sbagliato ma anche fra le varie tonalità di “giustizia” ed “errore”.

La rabbia eroica e disvelatrice, non quella che esplode incontrollata ma l’emozione più difficile da maneggiare.

I Ministri ci hanno abituati a maneggiare le emozioni. Perché se è vero che a questo gruppo rock si attribuisce la potenza musicale è, da sempre, nei testi che compongono la pozione perfetta.

Una specie di “siero della verità” che toglie i veli e ne denuda l’essenza.

La paura e l’allerta che ci ha trovati sorpresi all’inizio di questo periodo di trasformazione globale abbiamo provato a decodificarle con i rudimentali strumenti collettivi approntati con urgenza.

Ma ora, dopo un anno e mezzo di restrizioni durissime, di paure importanti, di pericoli scampati o di lutti da attraversare è necessario che l’arte cominci ad accendere le luci su un sentimento che ci accomuna tutti: la rabbia

Quella rabbia che spesso in passato è stata “tradotta” attraverso la musica e l’arte. Che la musica ha reso umana e meno spaventosa. meno esplosiva e distruttiva.

Quella rabbia che, in quest’anno e mezzo, è stata silenziata, annullata, sostituita spesso con la retorica forzata, l’ottimismo innaturale, con un perbenismo educato ma poco costruttivo.

Gli amplificatori hanno smesso di canalizzare quest’emozione, facendo filtrare impegno disimpegnato e cercando di raccontare la realtà dimenticando di guardarsi intorno e limitandosi ad osservare dalla finestra.

Ed è per questo che oggi “Peggio di niente”, il nuovo singolo de I Ministri, è così importante.

Divi, Federico e Michele ci sparano in faccia quella parte di realtà che non abbiamo voluto guardare.

Per paura di ricordare come eravamo e per timore di comprendere quello che siamo diventati.

Per paura di scoprirci arrabbiati e spaventati, furiosi e disperati.

Che è stato faticoso costruire briciole di speranza in queste macerie di vita.

Un ascensore che cade in un silenzio tombale, un’altalena che vola e ritorna senza chi portava.

E poi il nulla. Il nulla? Il nulla da osservare con attenzione.

E poi improvvisamente

Ho visto il tempo volare,

ho visto il tempo cadere,

ho visto il buio per sempre

E poi improvvisamente,

ho visto Nina Volare,

ho visto Nina cadere

e non ho visto più niente

Il racconto di un respiro inghiottito, di una passeggiata nel vuoto che non è rassegnato, ma che diventa ricerca rabbiosa di un’umanità latente e latitante.

“Bambini soli davanti a uno schermo, famiglie che non si possono abbracciare, code infinite per un pasto caldo, persone che non possono più lavorare: il nulla in cui questa pandemia ci ha precipitato è senza confini – raccontano -.E pensavamo non potesse esserci di peggio, finché non abbiamo visto qualcuno mettere gli uni contro gli altri, in un crescendo di diffidenza, sospetto e accuse. Quello sì, è stato peggio di niente”.

I Ministri ritratti da Giovanni Gastel

Un baratro nel quale la bestialità è diventata la “nuova normalità” e non esiste alcuna delegittimazione nel calpestarsi a vicenda, nel quale i progetti si traducono in un’idea di vendetta così potente da macchiare persino il sole.

Solo la consapevolezza derivante da uno sguardo non più esanime ed esausto, ma rabbioso ed arrabbiato, potrà salvarci da questa regressione (dis)umana.

E farci rialzare dopo una caduta da quell’altalena che continuerà a dondolare cullando ed accettando le nostre paure senza per questo costringerci a chiudere gli occhi.

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