John Qualcosa: la nostra Amsterdam

Una canzone delicata e leggera che, in un momento come questo, ci accompagna nel sogno ad occhi aperti di un ritorno alla normalità. “La mia Amsterdam”, il nuovo video dei John Qualcosa girato da Silvano Richini, è un viaggio senza il viaggio, il tentativo di non abbandonarsi soltanto ai ricordi, ma di costruire un nuovo domani fatto di scoperte ed immagini, sorprese e meraviglie

Il viaggio come salvezza

Due telecamere che si incrociano, guardano e scrutano cercando di andare oltre i limiti del visibile per creare una connessione fra sguardo e desiderio, possibilità e volontà. Un tappeto di polaroid come una coperta in grado di lasciare fuori il freddo riscaldando con la luce dei ricordi. Una valigia nella quale nascondersi ed entrare, lasciandosi trasportare come un bagaglio delle proprie emozioni. Un caleidoscopio distorto che cuce passato e presente, sovrappone quello che è stato con quello che, necessariamente, dovrà ritornare ad essere.

“La mia Amsterdam”, il nuovo video dei John Qualcosa con la regia di Silvano Richini, è un dolcissimo viaggio nella memoria. Il duo composto da AmbraMarie Facchetti e Raffaele D’Abbrusco, riallaccia i fili dei ricordi partendo proprio da immagini girate con il cellulare nella capitale olandese qualche anno fa. Due biciclette che attraversano strade che oggi sembrano lontanissime, ma che possono essere ricostruite con l’immaginazione.

I John Qualcosa

E così AmbraMarie e Raffaele trasformano il proprio appartamento in un set cinematografico, una proiezione dei propri desideri. Diventano scenografi della propria memoria e sceneggiatori del proprio futuro.

“Un viaggio reale o una proiezione per salvare la mente dai tempi bui?
Amsterdam che sa incastrarti tra le sue vie, ti fa perdere fino al mercato dei fiori, ti fa ritrovare nella ribellione, nelle luci caleidoscopiche. La voglia di mangiare, ballare e pedalare fino a casa. Leggera, come vorremmo essere. “La mia Amsterdam” ci ha portato lontano, anche quando lontano non si poteva andare”.

Una leggerezza che trasforma quattro mura in una città infinita, che consente di partire pur restando fermi. Una leggerezza necessaria per trasformare nuovamente l’immaginazione e il sogno in realtà. E pedalare ancora sulle strade di una Amsterdam, attraversando i canali e scampanellando alle persone. Come se tutto quello che abbiamo vissuto fosse solo una breve distorsione, un ingranaggio storto non in grado di bloccare le ruote di una bicicletta.

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